Monti: «Meglio la Ue che i sindacati»

Monti: «Meglio la Ue che i sindacati»

RomaNonostante il nulla di fatto al vertice europeo delle scorse ore, Mario Monti non rinuncia a pensare che il piano di crescita italiano non possa che passare attraverso Bruxelles. E, nonostante il nein di Angela Merkel, non rinuncia all’operazione Eurobond. «Non può esistere un cresci Italia senza un cresci Europa - dice il premier, parlando al Forum dei giovani - : è un’operazione complessa in cui siamo impegnati. L’Italia - aggiunge - vede con molto favore, quando i tempi saranno più maturi, gli eurobond. Arriveranno, e non tra moltissimo tempo. Ci sarà un’accelerazione, dopo le riflessioni di mercoledì sera in sede europea. Non è questione di mesi - precisa - ma nemmeno di cinque o dieci anni. Il tema non può uscire dal tavolo, se ne parlano Francia, Gran Bretagna e Italia». E in serata, alla trasmissione Piazza Pulita, il premier ribadisce che «la Grecia non uscirà dall’euro», e che l’Italia, dopo le riforme fatte, «non ha più lezioni da ricevere». Quindi ringrazia il presidente Giorgio Napolitano «se non abbiamo fatto la fine della Grecia», ammettendo che «nell’ottobre 2011 si è corso il rischio di non poter pagare gli stipendi alla Pubblica amministrazione». «Vero è - ha proseguito - che Atene ha perso la sovranità, essendo in questo momento sotto la conduzione di Fmi, Bce e Commssione Ue; un’umiliazione pazzesca». Il premier si è poi rivolto agli italiani «chiedendo comprensione se siamo stati talvolta uhn po’ brutali nel richiedere sacrifici». Alla domanda sul momento peggiore vissuto dal paese, Monti ha risposto: «Quello del G20 di Cannes, quando c’era la pressione per mettere l’Italia sotto la tutela del Fmi, È stato il momento di peggiore umiliazione, ma anche del senso di responsabilità di chi si trovava allora a Cannes, cioè Silvio Berlusconi».
Il «bollino» europeo interessa Monti più di ogni altra cosa. Lo conferma anche parlando della riforma del mercato del lavoro. Ai sindacati e alle imprese che l’hanno criticata (anche ieri, nel discorso del neo presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi), il presidente del Consiglio replica freddamente: «Sindacati e imprese sono portatori di interessi particolari. Ma noi, con l’approvazione del disegno di legge sul lavoro, abbiamo fatto l’interesse generale: sono più contento del sì della Commissione europea e dell’Ocse che dei dubbi espressi da imprese e sindacati. Proprio perchè realizzato nell’interesse generale e in quello dei giovani - spiega - non poteva che scontentare chi porta avanti interessi particolari». In passato, osserva, troppe consultazioni con le parti hanno frenato le scelte dei governi. E se ci fosse stato più rigore, le condizioni attuali sarebbero migliori.
Tutto ciò non consola i giovani italiani che non trovano lavoro. Monti riconosce che in questa crisi globale, i numeri evocano «scenari catastrofici» per i due milioni di giovani che rinunciano a cercare lavoro, o non lo trovano, oppure quelli che lasciano l’Italia, scoraggiati. Davanti a questo dramma, promette che il governo risponderà con le riforme. Così facendo Monti risponde anche a Mario Draghi, che in un intervento alla facoltà di economia della Sapienza, a Roma, dice che sui giovani «grava una eterna flessibilità senza speranza di stabilizzazione». Lo scarso utilizzo dei giovani riduce la crescita, aggiunge il presidente della Bce (contestato da alcuni studenti, che hanno lanciato uova verso la sua macchina). «È uno spreco che non possiamo permetterci», afferma.
Alla lotta alla disoccupazione il governo intende destinare parte dei fondi strutturali europei non ancora allocati del periodo 2007-2013. Potenzialmente si tratta di 8 miliardi di euro. Inoltre sarà discussa presto in Consiglio dei ministri una «riforma del merito». Fra l’altro, dice Monti, saranno introdotti incentivi per i più bravi a scuola, e saranno ridotte le tasse universitarie agli studenti più meritevoli.
Per spingere il pedale della crescita e dell’occupazione il canale bancario è vitale. «Servono banche che tornino nella posizione di finanziare l’economia», osserva Draghi, che riflette sul fatto che ci vorrà tempo per vedere gli effetti sull’economia reale delle operazioni di rifinanziamento operate dalla Bce.

La conferma della «tripla A» di Moody’s alla Francia ha tranquillizzato i mercati: ieri Milano ha chiuso in rialzo dell’1,13 per cento. L’euro è ancora in calo sul dollaro. Ma gli operatori non sembrano stracciarsi le vesti per la flessione.

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