Monti ora fa un pensierino pure al secondo mandato

Ma precisa: "Improbabile che mi chiedano di restare". E annuncia la riforma fiscale: più tasse indirette, meno dirette. Subito i tagli agli stipendi dei super-manager di Stato, ma l'ufficio stampa di Palazzo Chigi assume

Monti ora fa un pensierino  pure al secondo mandato

Della serie Monti Sibillini. Sì, perché intervistato da Bloomberg, il premier parla anche del suo futuro. Le agenzie battono la notizia: «Non è probabile un secondo mandato dell’attuale premier, se l’esecutivo riuscirà a raggiungere gli obiettivi che si è posto». Politici terrorizzati: «E se non ci riuscirà? Oddio, Monti anche dopo il 2013? Siamo fritti...», è il pensiero dei più. Poi parte una nota di Palazzo Chigi con il virgolettato preciso del Prof: «Se facciamo molto bene il lavoro con i miei colleghi di governo, non penso sia molto probabile che mi chiedano di restare...». Sospiro di sollievo? Mica tanto. Ma soprattutto sembra chiaro che Monti non escluda affatto di risedersi a palazzo Chigi nel 2013. Basta che qualcuno glielo chieda...

In ogni caso Monti considera la partita sulle liberalizzazioni archiviata grazie all’arma della fiducia e guarda oltre. E oltre significa la riforma del mercato del lavoro e il fisco. Sul lavoro, il governo ha rinviato l’incontro previsto per oggi con i sindacati: Palazzo Chigi sta cercando risorse da destinare agli ammortizzatori sociali ma i conti non tornano ancora. Sul fisco, invece, il premier qualche indicazione su come si muoverà la dà nell’atto di indirizzo sulla politica fiscale. In una nota scrive infatti che «saranno predisposti... provvedimenti diretti al riequilibrio del sistema impositivo, anche relativamente alla tassazione dei redditi finanziari, nonché alla riduzione degli effetti distorsivi delle scelte degli operatori economici e al graduale spostamento dell’asse del prelievo dalle imposte dirette a quelle indirette».

L’obiettivo, quindi, sarebbe quello di ridurre tutte quelle imposte che colpiscono direttamente la ricchezza, per esempio i redditi o il patrimonio (Irpef, Ires, Ici/Imu). Ma al contempo si prevede un aumento delle imposte indirette, ossia quelle che colpiscono i consumi, quali le accise sulla benzina, sui tabacchi, sui carburanti e l’Iva. Una dichiarazione, quella di Monti, che stride col tentativo in atto di evitare l’aumento dell’Iva, previsto ma non scontato, fin dalla prossima estate.

Nel documento firmato da Monti si legge anche di «tassazione dei redditi finanziari». Ossia verranno tassati di più tutti quei guadagni derivati da strumenti finanziari. Non solo. Al capitolo «lotta all’evasione fiscale», Monti assicura che «particolare impegno sarà orientato al contrasto all’utilizzazione dei paradisi fiscali...». Dietro questa affermazione potrebbe leggersi la volontà del governo di riaprire il dossier con Berna sulla tassazione dei capitali depositati nelle banche svizzere. Ipotesi che resta sulla carta anche perché, se l’accordo ricalcasse quello già conclusosi tra Berna e Berlino e Londra, l’Italia sarebbe esposta alla violazione dei principi di trasparenza dell’Ocse e della direttiva europea sul risparmio: soprattutto perché resterebbe l’anonimato dei titolari dei capitali esportati.

Ma è sul riequilibrio delle tasse, dalle dirette alle indirette, che si apre la polemica. Il leader della Cgil Camusso punge: «Il governo rinvia l’abbassamento delle tasse sul lavoro». E pure la Confcommercio arriccia il naso: «Spostare il prelievo dalle imposte dirette a quelle indirette non è la soluzione perché l’Italia ha necessità, nel suo complesso, di una riduzione netta della pressione fiscale complessiva». Insomma, sarebbe controproducente in uno scenario di recessione livelli record di pressione fiscale. Puntuale, infatti, è arrivato lo studio della Cgia di Mestre: «Tra i grandi dell’Ue siamo nel gruppo di Paesi che presentano il livello di tassazione sulle imposte dirette più elevato». Hanno il fisco più pesante del nostro solo Svezia, Danimarca e Regno Unito.

Ma il premier tende a lasciarsi alle spalle le polemiche sul fisco, per affrontare il «nodo» Europa.

Ieri sera Monti è volato a Bruxelles dove oggi e domani ci sarà la firma ufficiale del fiscal compact e l’ennesimo braccio di ferro con la Merkel sui firewall (ossia sul rafforzamento del fondo salva Stati che vede Berlino contraria). In ogni caso, sempre a Bloomberg, giura: «Non è probabile che lo spread torni ad allargarsi di nuovo».

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