Monti ora scopre le carte: vuole scardinare i due poli

RomaNé di qua né di là. Monti prosegue la sua campagna elettorale all'insegna del «centrino», menando a destra e a manca. Botte a Pd e Pdl. «Ho deciso di entrare in politica - dice - perché nessuno degli schieramenti dà garanzie di riforme». Ecco quindi, a parole, sbarrata la strada a qualsiasi cattiva compagnia: «La posizione che proporrò è che noi non vorremmo partecipare a nessun governo della politica italiana che non avesse una forte impronta riformista su questi due temi (lavoro e giustizia, ndr). Né vorremmo partecipare ad alcun governo in cui siano presenti forze con intonazione populista e antieuropeista». Il niet all'accordo con il Pdl è esplicito: «Non c'è il disegno di un'alleanza con il Pdl, ma un dialogo sui contenuti che esiste con alcuni schieramenti del Pdl come del Pd». Ed ecco il disegno politico: scardinare i due poli: «L'obiettivo è quello di unire e federare i riformisti» sia nel centrodestra sia nel centrosinistra. «Ci fanno domande “voi con chi vi schierate?”. Starete con Pd o Pdl? Il nostro è un progetto diverso, noi vogliamo unire le forze riformatrici che ci sono al centro, a destra e a sinistra». Come se Bersani e Berlusconi non potessero riformare il Paese: «Ho visto il Pdl ricomporre un polo di destra con la Lega, il Pd ricomporre un polo con l'estrema sinistra: nessuno dei due dà la garanzia di fare le riforme». Poi bastona la sinistra radicale, politica e sindacale: «Noi siamo elettoralmente avversari della sinistra, a maggior ragione della sinistra di Vendola». E graffia la Camusso: «Ci preoccupa la grande influenza della Cgil sullo schieramento di Bersani».
Quindi il premier torna sullo scandalo Monte dei Paschi: «Non ho accusato nessuno, ho solo dato spiegazioni rigorose per quanto riguarda il comportamento del mio governo». Più preciso: «Ho detto che le commistioni tra banche e politica sono molto pericolose sia in Italia che altrove e che il Pd ha sempre avuto molta influenza su Siena e sulla fondazione, non facendo però alcuna considerazione specifica».
Quindi il premier spiega il senso dell'intervento pubblico con i cosiddetti Monti-bond, ossia il finanziamento a Mps per un valore di 3,9 miliardi: «Sarà un prestito, mentre l'Imu è una tassa: una volta pagata, non torna indietro». E ancora: «Il governo ha proposto, il Parlamento approvato e autorizzato il finanziamento fino a 3,9 miliardi con obbligazioni con un tasso di interesse molto elevato, su richiesta delle autorità europee, perché altrimenti sarebbe stato considerato un aiuto di Stato che distorce la concorrenza».
Il Professore risponde anche a D'Alema che, irritato per gli attacchi al Pd, ha ricordato come Alfredo Monaci, ex amministratore dell'istituto senese, sia ora candidato nella Lista Monti in Toscana alla Camera. «Non lo conosco: è stato segnalato dal territorio e non sapevo che fosse stato del Pd né di quale ala o “vendemmia” del Pd fosse - graffia con sarcasmo il premier - So solo che lui, come tutti, ha firmato di non avere condanne passate in giudicato».
Poi torna ad attaccare il Cavaliere, anche se dice: «Io cerco di non attaccare. Vengo provocato, come quando mi si dice che l'economia allora andava bene e ora va male. Ecco, un minimo di orgoglio professionale e umano è ferito». Poi l'affondo: «Berlusconi alla testa del Pdl non favorisce l'emergere di voci riformatrici».
Il Professore, come tutti i professori, ribadisce poi di essere allergico non solo alla critica politica ma anche alla satira.

L'ultimo schiaffo lo dà a Crozza che aveva ironizzato sui suoi candidati: esponenti «bene» e ricchi, tanto che «il più povero c'ha la Kamchatka». Non l'avesse mai detto. Per Monti, Crozza è «pateticamente disinformato. Ha detto una buffonata».

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