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Morta Sofia, sei mesi Voleva ricorrere al metodo Stamina

La famiglia sta pensando se far causa per «omicidio volontario» E Davide Vannoni, fondatore di Stamina, avverte del rischio che si stia «perdendo tempo». Ma su di lui piomba l'accusa di strumentalizzazione. Ancora una volta il caso Stamina divide. E lo fa nel giorno della diffusione della notizia della morte di Sofia Pirisi, una bimba di sei messo e mezzo di Civitavecchia affetta da Sma1 e deceduta lo scorso due giugno per una crisi respiratoria mentre era in lista di attesa per iniziare la terapia agli Spedali Civili di Brescia dopo avere avuto il via libera da parte del tribunale «lo scorso 8 aprile». Vannoni l'ha definita «la prima vittima della legge» sulle staminali approvata a fine maggio dal Parlamento. Ma Filomena Gallo, segretario dell'Associazione Luca Coscioni replica: «Vannoni ancora non ha provveduto a fornire i dati necessari all'Aifa e all'Iss per poter iniziare l'applicazione nei laboratori autorizzati. Cosa aspetta?». Dopo aver espresso piena vicinanza alla famiglia di Sofia, la Gallo insiste: «Quello che deve interessare ora tutta la comunità è una risposta seria a quanto accaduto.

È da marzo che a Vannoni chiediamo, come Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, in ogni modo di collaborare con il Ministero, l'Aifa e l'Iss, ma ad oggi nessuna disponibilità, solo accuse».

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