«Lo aspettiamo al Big Wednesday». Il film è uscito nel 1978, quando Matteo Renzi aveva solo tre anni. Ma Giovanni Toti sa bene che il premier ha certamente visto quella che è una delle pellicole cult della generazione degli Ottanta. È per questo, forse, che sceglie una citazione cinematografica per mandare il suo avvertimento. «Per adesso - dice il consigliere politico di Silvio Berlusconi - di cose ne abbiamo viste davvero poche. Lo aspettiamo fra tre giorni, al Mercoledì da leoni, quando i nodi arriveranno al pettine». Dalla nuova legge elettorale in discussione alla Camera al Jobs Act.
Su Renzi, dunque, il giudizio è sospeso?
«Nel discorso con cui ha chiesto la fiducia in Parlamento ha fatto un'analisi molto lucida dei problemi del Paese. Ora attendiamo di vedere se le soluzioni prospettate sono percorribili, soprattutto sul fronte dei conti visto che non si è ben capito cosa abbia intenzione di fare. Per esempio se il cuneo sarà ridotto e con quali risorse oppure se i fondi Ue saranno effettivamente utilizzati».
Secondo quanto fatto trapelare dal governo, Enrico Letta avrebbe lasciato i conti non propriamente in ordine. Che ne pensa di un premier che dopo meno di un mese a Palazzo Chigi già punta il dito contro il suo predecessore, peraltro un suo collega di partito?
«Dà la sensazione di mettere le mani avanti prima di iniziare. Non è certo una cosa rassicurante, soprattutto perché arriva dopo una lunga sequenza di promesse non mantenute da parte di Renzi, a partire da quella di non entrare a Palazzo Chigi dall'ingresso di servizio, cioè senza mandato popolare. Comunque non manca molto al primo, vero giudizio sull'esecutivo visto che con le elezioni europee di fine maggio tutti gli italiani diranno la loro anche sul nuovo governo».
In questi giorni sta facendo discutere molto la parità di genere nelle liste elettorali. Cosa farà Forza Italia al momento del voto in Aula?
«La riforma della legge elettorale è il frutto di un patto tra diverse forze politiche e si modifica solo se sono tutti d'accordo. Domani (oggi per chi legge, ndr) alla Camera verificheremo ufficialmente se qualcuno proporrà modifiche e le valuteremo con il consueto senso di responsabilità».
Si può dire, però, che è una battaglia che non la appassiona?
«Penso che in linea di principio sarebbe meglio fossero gli elettori a scegliere chi eleggere senza vincoli, a seconda di merito e capacità. Detto questo, il tema non ci spaventa visto che Berlusconi è stato il primo a portare al governo una delegazione femminile corposa, giovane e preparata. L'importante è che il dibattito in corso sulla parità di genere non diventi un escamotage per rimettere in discussione l'accordo sulla legge elettorale nel suo complesso, perché è chiaro che - seppure per nobili ragioni - non si può ridiscutere ogni giorno un'intesa frutto di equilibri delicati».
Qual è il rapporto tra Forza Italia e il Ncd? Angelino Alfano nelle ultime settimane non lesina critiche...
«Quando qualcuno ha un problema cerca di individuare un nemico. E Alfano che ha una seria difficoltà strategica sta alzando i toni. Prima Casini e poi Fini, tutti quelli che si sono sganciati da Berlusconi si sono poi spinti su una china pericolosa per cercare di restare al centro del dibattito. Io penso che Alfano farebbe bene ad abbassare i toni e a relazionarsi con noi come un partito che, alla stregua del suo, milita nel Ppe».
Le è piaciuta l'imitazione del ministro Maria Elena Boschi fatta da Virginia Raffaele?
«Molto».
Pare che il Pd non abbia gradito, mentre il presidente della Camera Laura Boldrini ha parlato di «satira
sessista»«Prendersela con la satira è sempre fuori luogo. La Raffaele ha imitato Francesca Pascale e per quanto ne so io lei si è molto divertita. Spero che la Boschi abbia fatto lo stesso, così non fosse mi dispiacerebbe per lei».
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