Il Movimento 5 stelle si spacca. L'ira di Grillo: "Chi ha mentito tragga le dovute conseguenze"

In tilt alla prima vera prova di democrazia. Voti per Grasso contro il partito

Il Movimento 5 stelle si spacca. L'ira di Grillo: "Chi ha mentito tragga le dovute conseguenze"

Alla prima prova del fuoco il Movimento 5 Stelle è andato gambe all'aria. Molti lo sospettavano e qualcuno lo sperava. Alla prima prova del nove della diciassettesima legislatura i grillini si sono presentati scomposti, in ordine sparso. L'indicazione del Movimento era chiara: alla chiama del ballottaggio per la presidenza del Senato tra Renato Schifani e Pietro Grasso bisognava scegliere l'astensione. Lo aveva comunicato il portavoce Vito Crimi: "Non intendiamo cambiare indicazione di voto, non faremo da stampella a nessuno". Lo diceva con certezza granitica alle 16 di sabato pomeriggio. Quattro ore dopo rivoltava la frittata: "Avevani deciso di votare contro Schifani, qualcuno ha fatto una scelta di coscienza ma la maggioranza del gruppo ha seguito le indicazione del Movimento". Ma una parte ha fatto di testa sua. In mezzo, tra le due dichiarazioni di Crimi, una riunione concitata in cui tra urla e defezioni (Vito Petrocelli se ne è andato prima del voto) il gruppo dei neosenatori aveva optato per l'astensione. Una decisione sofferta che ha messo in luce le prime spaccature tra i grillini. Alcuni, soprattutto i parlamentari siciliani, non volevano correre il rischio di una rielezione di Schifani e, tutto sommato, il profilo di Grasso sembrava compatibile con le attese e le richieste dei cinque stelle. Poi la votazione e le defezioni fino ad arrivare alla conlusione inevitabile: una pattuglia di grillini (ma anche qualche montiano) ha votato per Pietro Grasso. Una questione di coscienza, per Vito Crimi. Un tradimento, per Beppe Grillo. Il vocabolario del M5S corre veloce e dalla C di coscienza di T di tradimento il passo è molto breve, basta il colpo di un clic. Dopo le dieci e mezza di sera parla Beppe Grillo e la sua, più che una comunicazione, è un avvertimento. "Nella votazione di oggi per la presidenza del Senato è mancata la trasparenza - scrive l'ex comico genovese sul suo blog -. Per questo vorrei che i senatori del M5S dichiarino il loro voto". Questa la reprimenda, poi la minaccia: "Nel Codice di comportamento eletti MoVimento 5 Stelle in Parlamento sottoscritto liberamente da tutti i candidati, al punto Trasparenza è citato: - Votazioni in aula decise a maggioranza dei parlamentari del M5S. Se qualcuno si fosse sottratto a questo obbligo ha mentito agli elettori, spero ne tragga le dovute conseguenze". Per farla breve: chi ha tradito se ne vada. Il succo del breve post di Grillo è questo.

Alla prima prova di democrazia le batterie del telecomando del duplex Grillo-Casaleggio si sono scaricate e il Movimento si è spaccato. Ognuno ha fatto di testa sua. E a Grillo non è andata giù. Siamo già alla polvere di (cinque) stelle?

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