RomaIl gip di Siena stoppa il sequestro miliardario ordinato dieci giorni fa dai pm toscani che indagano sul derivato Alexandria. Il decreto firmato da Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso non è stato dunque convalidato dal giudice per le indagini preliminari Ugo Bellini, secondo il quale non vi sono le ragioni d'urgenza per «congelare» il miliardo e ottocento milioni di euro alla banca giapponese Nomura, poiché l'accordo tra quest'ultima e Monte dei Paschi per la ristrutturazione del derivato Alexandria - operazione considerata dalla procura «disastrosa» per la banca toscana e decisamente troppo favorevole per l'istituto di credito nipponico - è già in essere dal 2008.
Ma anche l'impianto accusatorio dei pm senesi viene pesantemente incrinato dalla decisione del gip, che non sembra affatto convinto dalle più gravi ipotesi di reato formulate a carico dei vertici delle due banche, cinque manager (Sadeq Sayeed e Raffaele Ricci per Nomura, Mussari, Vigni e Baldassarri per Monte dei Paschi) considerati responsabili dell'operazione e indagati: in particolare il gip è «perplesso» sull'applicabilità sia dell'usura contrattuale che della truffa aggravata (ipotesi quest'ultima proposta dalla procura nel decreto di sequestro come alternativa alla prima). L'usura, secondo il giudice Bellini, non sarebbe infatti configurabile, in quanto nel 2008 le condizioni di Mps non sarebbero state di tale difficoltà da consentire a Nomura di approfittarne.
Stesso discorso per l'imputazione di truffa aggravata: il teorema dei pm, che sostenevano che gli ex vertici di Mps Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gianluca Baldassarri avessero ingannato con artifizi e raggiri gli stessi organismi interni della propria banca, impendendo di comprendere la reale natura dell'operazione, secondo il gip non regge.
A Rocca Salimbeni, secondo il giudice, in molti avevano espresso la propria contrarietà alla ristrutturazione e ai contratti a essa collegati, ma semplicemente Mussari e compagni avevano ignorato le posizioni contrarie. La truffa, per il gip, potrebbe semmai configurarsi nei confronti di Bankitalia, che non era nelle condizioni di conoscere nei dettagli i vari aspetti dell'operazione di ristrutturazione.
Anche il sequestro dei 14,5 milioni di euro a disposizione di Mussari, Vigni, Baldassarri, ordinato dalla procura lo scorso 16 aprile, ieri non ha trovato la convalida del gip. E dunque, nel pomeriggio, i pm senesi hanno firmato l'ordine di dissequestro delle somme.
In realtà il grosso della cifra che i pm avevano intenzione di congelare non era stata ancora toccata dagli inquirenti. Il 16 aprile scorso, gli uomini del valutario delle fiamme gialle, guidati dal generale Bottillo, avevano chiesto la collaborazione di Bankitalia per sequestrare 1.866.314.150,79 euro depositati da Mps a favore di Nomura «a titolo di marginazione», e considerate profitto dell'ipotizzato reato d'usura, nell'ambito dell'operazione di ristrutturazione del derivato Alexandria.
Ma gran parte di quei soldi, prima dell'arrivo dei finanzieri del nucleo di polizia valutaria in via Nazionale, avevano già cambiato indirizzo, perché trasferiti tempo prima dalla banca d'affari giapponese a un istituto di credito tedesco.
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