Roma - No, no, niente sfilata stavolta. I cavalli resteranno in scuderia e i corazzieri non avranno i pennacchi in testa. Rimarrà in garage pure la splendida Lancia Flaminia cabriolet «Landaulet» del 1961: la rivedremo presto, per la parata del 2 giugno. Cerimonie asciutte e protocollo ridotto all'osso per l'insediamento del dodicesimo capo dello Stato, che al Quirinale non troverà ad attenderlo un presidente uscente ma al massimo uno specchio. La linea dunque è «sobrietà e misura», visto che non c'è un cambio di consegne da fare ma un governo da costruire.
Giorgio Napolitano si dimetterà in mattinata, arriverà alla Camera alle 17 con la sua solita auto blu, giurerà sulla Costituzione davanti ai grandi elettori e leggerà quel discorso di ri-investitura che i partiti aspettano con un misto di trepidazione, speranza e paura. Sarà una specie di ultimo appello. Mi avete implorato di restare, questo il senso, mi avete riconsegnato le chiavi della macchina istituzionale, ebbene, adesso vediamo di farla funzionare. Non vi fate illusioni, non ho accettato un secondo mandato solo per sciogliere subito le Camere, ma proverò con tutte le mie forze a mettere il piedi un governo forte e autorevole per far ripartire il Paese. Insomma, non un governicchio o un esecutivo balneare e tregua, ma un governo politico di respiro. Prendere o lasciare.
Il presidente «si augura senso di responsabilità» e «una disponibilità senza condizioni». Spera cioè che i partiti «onorino gli impegni presi». Sono saliti sul Colle sabato mattina quasi con «il cappello in mano» e «la cenere sulla testa», si sono legati mani e piedi a Giorgio II, oggi dovranno ascoltare la sua ramanzina senza fiatare. E il discorso vale soprattutto per il Pd, che sarà costretto da un Quirinale fortissimo ad ingoiare un governo di salute pubblica guidato da Giuliano Amato e Enrico Letta e con ministri del Pdl. O è così, o si va al voto: i democratici dovranno fare presto una scelta dolorosa.
Le tavole redatte dai dieci saggi, definite «un quadro sinottico» dei problemi dell'Italia, potranno fare da schema per il programma. I ministri non dovranno essere delle scartine, ma di alto profilo. Quanto a lui, oggi definirà «i limiti del mio mandato». La prorogatio però non esiste, per la Carta ci sono incarichi pieni. Napolitano quindi non parlerà di dimissioni, al massimo farà un accenno alla carta d'identità, dirà qualcosa tipo «finché le forze mi assistono». Sicuramente non lascerà prima che la nuova legislatura non abbia preso «una curvatura riformistica».
«Votandolo, i partiti si sono tagliati i ponti alle spalle e ora hanno di fronte solo un sentiero, la responsabilità - spiega Lorenzo Dellai, capogruppo di Scelta civica -. Si arrendano». Ma il Pd acefalo alzerà davvero le mani? Accetterà il patto con il Cav? Napolitano ha messo in conto un braccio di ferro sulla quantità e qualità dei ministri. Si battaglierà pure sul programma e sulla durata e il Pdl vorrebbe che dalle riforme si crei un'apposita Costituente. Nell'ottica del Colle importante è fare presto. Già domani infatti cominceranno le consultazioni, con l'obbiettivo di dare un incarico prima del ponte del 25 aprile.
Per questo il capo dello Stato ha deciso di dare un'accelerata alle procedure di insediamento. Si è preso solo 24 ore, una domenica per scrivere il discorso, poi in un paio d'ore pomeridiane risolverà la pratica. Dopo il giuramento, passerà in rassegna il picchetto d'onore della Camera, andrà all'Altare della Patria e tornerà al Quirinale dove troverà altre guardie schierate. Fine delle cerimonie.
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