RomaNon è più tempo di loden, non c'è più spazio per i Professori. Un anno e mezzo dopo, spiega Giorgio Napolitano, l'operazione-Monti «non è ripercorribile»: messo a Palazzo Chigi «su impulso del Quirinale», il premier ha avuto infatti la pessima idea di presentarsi alle elezioni, bruciando «una possibile soluzione». Dunque larghe intese, non resta altro sul campo, non ci sono alternative perché i numeri sono numeri. «Solo da scelte di collaborazione, che spetta alle forze politiche compiere segnandone i termini e i confini, può scaturire la formazione del nuovo governo di cui il Paese ha urgente bisogno».
La pista è calda. Nei prossimi giorni il Pd dovrebbe comporre una rosa di tre o quattro nomi tra cui il Pdl sceglierà il preferito. Se tutto andrà secondo copione, l'accordo sul nuovo presidente per forza di cose trascinerà con sè anche un'intesa per Palazzo Chigi. Si parla di un governo di scopo che duri un annetto. Il problema è Bersani, che resiste. «Ma non stiamo trattando con lui», dicono gli ambasciatori.
Intanto adesso c'è una larva di programma, o almeno una traccia sul radar. Con le due bozze, sostiene Napolitano, «abbiamo una selezione delle questioni di maggior rilievo da affrontare, un elenco ragionato di possibili linee di azione», e anche «delle proposte condivise» sull'economia e le riforme. Certo, manca la cosa principale, il governo. Ma quello spetta ai partiti trovare «posizioni comuni».
Una settimana e mezzo di riunioni, polemiche, gaffe e scherzi telefonici. Ecco i saggi. Napolitano li accoglie tracciando un bilancio degli sforzi del Colle per risolvere la crisi e una specie di bilancio del settennato. Dopo l'insediamento delle Camere il 19 marzo, puntualizza, ho lavorato alla soluzione dello stallo politico, «senza perdere nemmeno un giorno». Due «cicli di consultazioni» da cui l'intoppo «è risultato chiaramente», poi l'incaricuccio a Bersani che non ha trovato una maggioranza certa, infine le due commissioni. «Hanno portato a termine con una scadenza precisa un lavoro serio spero riconosciuto al di là dei dubbi e delle riserve». Nessuna «interferenza con il Parlamento», solo un aiutino ai partiti in tilt, per «stimolare la ricerca di convergenze tra le forze politiche, favorire un clima costruttivo e suggerire forme praticabili di condivisione delle responsabilità di governo». Sono stati redatti dei testi comuni «nonostante le opinioni diverse», e questo dovrebbe fare da esempio per Pd e Pdl, basta forse «buona volontà».
Quanto alle carte prodotte, si tratta di materiale che il capo dello Stato consegnerà «al mio successore», però non è detto che non sia utile pure subito. «Le relazioni faranno parte delle mie consegne al nuovo presidente della Repubblica, oltre che essere oggetto, in questi giorni, della mia personale, ulteriore riflessione». Napolitano sta preparando un'altra mossa?
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