RomaDopo giorni di tira e molla, accuse, minacce e reciproche diffidenze, a tornare in campo sulla legge elettorale è ancora una volta Giorgio Napolitano. Con una presa di posizione che è sì sul solco di quanto già aveva detto nella sua lettera del 29 luglio, ma che arriva in un momento decisamente più teso e - tra i due «litiganti» Pdl e Pd - sembra essere rivolta più al secondo che al primo. Almeno stando alla tempistica. Visto che sono giorni che dal partito di via del Nazareno c'è chi evoca le elezioni anticipate al punto che l'Unità di ieri apriva la prima pagina con un'eloquente intervista alla Bindi. «Fermatevi o si vota», l'avvertimento della presidente del Pd al Pdl. Passano poche ore e arriva la nota del Quirinale. Per quanto riguarda le ipotesi di elezioni anticipate, fa sapere Napolitano, «sollecito la massima cautela» perché è una «decisione che appartiene solo al presidente della Repubblica». Come dire che sarà lui e nessun altro a decidere.
Certo, nel messaggio del Colle ce n'è anche per il Pdl. O almeno così molti interpretano il passaggio in cui il capo dello Stato ricorda di aver auspicato tempo fa che si formalizzasse «un testo di riforma largamente condiviso anche se non definito su alcuni punti ancora controversi». E al momento l'unico testo è quello che il Pdl dovrebbe depositare oggi in Senato. Una scelta, va detto, anche tattica. Perché il fatto che il Pd accusasse il Cavaliere di voler far saltare il tavolo ha in qualche modo imposto al Pdl di formalizzare una sua posizione. Tanto che tutti i big di via dell'Umiltà hanno fin dall'inizio messo le mani avanti ribadendo che quello era solo un punto di partenza ed auspicando un confronto con il Pd. «Non si capisce - spiega Fabrizio Cicchitto - che altro avremmo potuto fare di fronte alla linea di Bersani secondo il quale, o il Pdl accettava le proposte del Pd, oppure il Pd avrebbe provocato elezioni anticipate da celebrare con il Porcellum». Insomma, sul fatto che a via dell'Umiltà si voglia trovare una quadra - anche perché se si votasse con l'attuale sistema il Pdl non ne uscirebbe bene - sembrano esserci pochi dubbi. Ancora ieri, infatti, Gaetano Quagliariello auspicava «in tempi brevi, magari già nei prossimi giorni, un testo largamente condiviso nel suo impianto e aperto al confronto fra le diverse posizioni» in modo da iniziare ad entrare nel merito delle obiezioni.
È chiaro che l'ennesimo appello di Napolitano non fa che rendere la strada meno in salita. Anche perché il Pd - che con il Porcellum farebbe il pieno di seggi - ha il problema di giustificare davanti al suo elettorato un eventuale fallimento della trattativa dopo aver per anni urlato alla «legge porcata». Insomma, se da una parte e dall'altra c'è comunque un interesse ad arrivare ad un accordo è plausibile che alla fine il punto di mediazione si trovi. Anche perché Napolitano non sembra intenzionato ad arretrare di un passo.
La verità è che su una trattativa che qualche settimana fa sembra ad un passo dal concludersi con successo potrebbe aver pesato la carta del voto anticipato. Non particolarmente gradita a Berlusconi ma che ha invece tentato per diverse ragioni (a partire dal problema primarie) parte dei vertici del Pd.
È in quel momento - quando da via del Nazareno si è iniziato a ipotizzare il voto a novembre - che tutto si è imballato (perché è ovvio che una nuova legge elettorale sarebbe l'anticamera delle elezioni anticipate).
Ed è per questo che l'affondo di Napolitano sul fatto che ogni decisione in proposito spetta a lui potrebbe essere un segnale a favore di via dell'Umiltà.
Così fosse, è molto probabile che l'accordo sia davvero vicino.
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