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"La Nazionale in campo per i marò"

L'ex milanista appoggia la richiesta della Marina: il fiocco giallo sulla divisa degli Azzurri ai Mondiali

"La Nazionale in campo per i marò"

I due marò ai Mondiali, anche se solo idealmente. Nessuna convocazione, solo il desiderio, espresso dal Cocer (Consiglio Centrale di Rappresentanza) della Marina in una lettera inviata a Figc e Coni, che la delegazione azzurra in Brasile indossi il fiocco giallo, che simboleggia la solidarietà per Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due fucilieri della Marina bloccati in India da oltre due anni. Che bello se la Nazionale, per una volta, iniziasse a tifare. E tifasse per i marò. Ne abbiamo parlato con Paolo Maldini.

Chi meglio di lui conosce le profondità dell'azzurro. Paolo Maldini, con 126 gettoni in Nazionale, è il terzo giocatore più presente di sempre, dietro Buffon e Cannavaro. Ha polverizzato tutti i record con la maglia del Milan: primato di presenze in Serie A (647), nelle competizioni Uefa per club (174) e con la maglia rossonera (902).

Maldini, lei che è stato capitano azzurro per ben otto anni (dal 1994 al 2002), ritiene la richiesta della Marina legittima? Ricordiamo che nel 2012, in India, la Ferrari esibì sulle monoposto la bandiera della Marina militare italiana, mentre la Lazio e le ragazze della pallacanestro di Taranto sono scesi in campo con il fiocco giallo sul petto. È giusto che lo sport si impegni in un ambito estraneo al suo mondo?
«Assolutamente sì, mi trovo d'accordo con questa proposta. Utilizzare i Mondiali per richiamare l'attenzione su questo problema è una scelta giusta. Bisogna lanciare un messaggio forte».

E in questo la Nazionale non ha rivali.
«A volte, lo sport riesce a smuovere le cose più della politica. Credo ci sia tanta attenzione al caso da parte delle istituzioni: ma, in fondo, l'attenzione non è mai troppa».

Anche se la Figc, al momento, ha dichiarato inammissibile la richiesta: i regolamenti Fifa lo impediscono.
«Vero. Sta agli organi competenti autorizzare o meno questo tipo di iniziative. Ma, dipendesse solo dalla Figc, credo che non ci sarebbero perplessità, coglierebbero l'occasione al volo. Ma, come detto, ci sono dei regolamenti da rispettare».

Come mai questa rigidità da parte della Fifa?
«Molto spesso queste manifestazioni a livello di squadra non sono ben digerite dagli organi competenti. Le faccio un esempio: anni fa, con il Milan, giocammo all'Heysel (Malines-Milan, 7 marzo 1990, ndr). Volevamo ricordare le vittime italiane, italiane come noi, in quella serata tragica del maggio 1985 (era la finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool, morirono 39 persone, ndr). Però, le autorità belghe non volevano. Alla fine, comunque, il nostro capitano Franco Baresi depositò un mazzo di fiori per commemorare le vittime».

Volendo, si potrebbe pure aggirare i regolamenti, magari posizionando il fiocco giallo su maglie e vestiario che non siano le divise ufficiali di gioco...
«Quelle sono scelte individuali. Chiunque può farlo a titolo personale: magari sarebbe costretto a pagare una multa, ma sono sanzioni di lievissima entità».

Un messaggio a Prandelli?
«No, il ct sa bene cosa fare, io non sono tenuto a dargli nessun consiglio. È giusto e importante che decisioni simili siano prese di propria volontà».

Sogniamo a occhi aperti: Paolo Maldini di nuovo in campo, in Brasile, stessa eleganza di sempre. Le chiedono di appuntarsi il fiocco giallo.

Lo farebbe?
«Certo, non c'è dubbio: se mi capitasse, accetterei senza esitazioni».

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