Negato il legittimo impedimento all'ex premier. Ghedini: «Lesa la libertà di voto»

MilanoProcessatemi, se dovete: ma in un tribunale diverso da quello di Milano, in un Palazzo di giustizia dove il clima sia tale da poter sperare in un giudizio sereno. È questa la strada che Silvio Berlusconi sembra ormai deciso a imboccare. Una scelta che era già data per probabile lunedì scorso, quando i giudici del caso Ruby avevano deciso di proseguire le udienze a tappe forzate anche durante la campagna elettorale, e di andare alla sentenza a ridosso del voto del 24 febbraio. E che diventa ancora più probabile ieri pomeriggio, quando una decisione pressoché identica viene presa dai giudici d'appello del caso dei diritti tv.
Un varco alle speranze di Berlusconi era sembrato aprirsi l'altro ieri, quando un altro giudice - Oscar Magi, davanti al quale il Cavaliere è imputato per la fuga di notizie su una intercettazione di Piero Fassino nel caso Unipol - aveva accolto senza problemi la richiesta di tregua elettorale del processo. Ma la linea di Magi è rimasta isolata nel palazzo di giustizia milanese. Ieri il nodo è stato affrontato dai giudici della Corte d'appello che stanno celebrando il processo di secondo grado a carico di Berlusconi e di altri sette imputati per la compravendita die diritti dei film americani da trasmettere sulle tv Mediaset. Berlusconi è stato condannato in primo grado a quattro anni di carcere (di cui tre condonati per l'indulto) con l'accusa di avere gonfiato i prezzi, in modo da evadere tasse per svariati milioni. Il processo viene celebrato di gran carriera perché molte accuse sono vicine alla prescrizione, visto che i fatti risalgono a dieci anni fa. Ma ieri, in apertura di udienza, i legali del premier chiedono che comunque ci si fermi un attimo, per non accavallarsi con la campagna elettorale. Dopo lunga riflessione, la Corte d'appello respinge: «Le ragioni dell'imputato appaiono talmente generiche da non consentire di apprezzare come le scansioni del processo possano influire sulla campagna elettorale», e comunque rischi di impatto mediatico non ve ne sono perché la sentenza è comunque prevista dopo il voto. Quindi si va avanti. E la parola verrà data alla prossima udienza alla Procura generale, che si appresta a chiedere la conferma della condanna di Berlusconi.


«La situazione a Milano nei processi al presidente Berlusconi è ormai insostenibile e fuori da ogni logica - commenta Nicolò Ghedini, legale del Cavaliere - tali decisioni di inusitata gravità dimostrano la impossibilità di difendersi serenamente a Milano e incidono sulla libertà del voto».

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