Nel patto con Renzi il nome per il successore di Napolitano

L'ordine del leader di Fi: niente attacchi personali a Matteo. L'intesa su un "profilo condiviso" al Colle

Lo ha elogiato più volte in privato e ieri, finalmente, è arrivato a farlo anche in pubblico con tanto di «auguri di cuore» per l'ormai imminente arrivo a Palazzo Chigi. D'altra parte, che tra Berlusconi e Renzi ci sia una certa sintonia non è un mistero per nessuno: il primo sono anni che non lesina apprezzamenti quando la conversazione cade sul sindaco di Firenze, mentre il secondo non si è fatto alcun problema a «sdoganare» il Cavaliere e invitarlo alla sede del Pd a Largo del Nazareno per discutere di riforme. Così, nonostante l'ex premier preferisse avere ancora in sella un Letta destinato a logorarsi lentamente, ci sta che non veda poi così male l'arrivo a Palazzo Chigi del segretario del Pd. Al netto del fatto, certo, che siamo al terzo premier consecutivo (Monti, Letta e, appunto, Renzi) senza investitura popolare. Non stupisce, dunque, che nella lunga riunione serale di giovedì con i vertici di Forza Italia Berlusconi abbia dato una linea chiarissima: noi saremo un'opposizione responsabile. Concetto che il Cavaliere declina per punti: niente attacchi personali a Renzi, nessuna polemica pretestuosa con il governo, sì alle critiche ma costruttive e disponibilità a sostenere i provvedimenti del governo quando giusti e condivisibili. Insomma, un approccio molto disponibile nonostante Forza Italia non voterà il sostegno al futuro esecutivo. Quasi più aperturista - per capirci - di quello avuto con Monti, quando il Pdl era a tutti gli effetti dentro la maggioranza.

Nonostante il fastidio per una staffetta che Berlusconi giudica «frutto di un gioco di Palazzo», dunque, il feeling con Renzi rimane. Anche perché, forse, in modi diversi hanno l'uno bisogno dell'altro. Così, se Berlusconi promette un opposizione costruttiva e non barricadera, Renzi continua a ribadirgli che l'accordo sulle riforme sarà rispettato. Ancora ieri mattina – via Verdini – ha recapitato al Cavaliere un messaggio chiaro: l'intesa raggiunta tiene, al massimo ci sarà qualche leggero aggiustamento per venire incontro alle richieste dei cosiddetti piccoli. Ma il punto non è tanto questo, visto che con ogni probabilità la riforma della legge elettorale è ormai destinata a slittare (la sua approvazione è speculare alla durata del futuro esecutivo). Sembra, infatti, che Renzi e Berlusconi si siano avventurati a discutere anche del dopo Napolitano che, stando ai rumors del Palazzo, non sarebbe poi così lontano a venire se c'è chi parla di «poche settimane». Ne avevano discusso già nell'incontro al Nazareno di un mese fa, ipotizza qualcuno dell'entourage del Cavaliere, e di certo la questione è stata nuovamente affrontata in queste ore. Con l'intenzione di convergere sulla nomina di una figura «non ostile» a nessuno. Così fosse, dopo Ciampi e Napolitano (nomi che il Cavaliere ha «subìto»), il leader di Forza Italia potrebbe per la prima volta ritagliarsi un ruolo nell'indicazione del prossimo presidente. Non certo un dettaglio.

Forse è per questo che nella riunione di giovedì a piazza San Lorenzo in Lucina si è lasciato sfuggire una battuta sulle «prossime nomine» che «non saranno ostili». Qualcuno ha pensato al pacchetto di 501 rinnovi di partecipate del Tesoro come Eni, Enel, Finmeccanica e Poste in scadenza. Altri sono convinti che il Cavaliere guardasse un po' più su, verso il Colle più alto.

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