L’exploit del Rottamatore manda in tilt i colonnelli

Nella corsa alle primarie l'asse Bersani-Letta-Cuperlo sotto la soglia simbolica del 40%

L’exploit del Rottamatore manda in tilt i colonnelli

Alla fine, contro tutte le previsioni della vigilia, Matteo Renzi ha vinto anche il primo round delle primarie, quello tra gli iscritti del Pd, con 8 punti di distacco dal secondo, Gianni Cuperlo. I risultati annunciati ieri al Nazareno, benché ancora «ufficiosi» (le procedure di voto democrat sono lunghe e complicate quanto quelle dell'Afghanistan post-talebani) danno il sindaco saldamente in testa con il 46,7%, lo sfidante Cuperlo - che i suoi fino a ieri mattina davano sopra il 40% - al 38,4%, Pippo Civati al 9% e Gianni Pittella al 6%. I votanti sono stati circa 300mila, con una perdita secca (-170mila) rispetto alle primarie per la segreteria del 2009, che peraltro corrisponde all'allontanamento di molti iscritti. «Ora tocca a noi riconquistarli», promettono i renziani.

L'asse D'Alema-Bersani-Marini-Letta (la presenza del premier alla presentazione del libro anti-renziano di Bersani è stata interpretata come un indiretto endorsement, nonostante la posizione super partes rivendicata da Letta) si è insomma collocato sotto la soglia psicologica del 40%. E per capire quanto inattesa e pesante fosse la botta, per quella che l'ex segretario Bersani chiama «la Ditta», bastava guardare ieri mattina in tv lo sfogo di Massimo D'Alema contro Renzi. L'ex premier era stato provocato, accusato dal sindaco di aver nientemeno che «distrutto la sinistra»? La replica è stata un anatema, praticamente: «Bugiardo, ignorante, superficiale». Certo «brillante», ma assolutamente «non adatto a fare il leader del più grande partito italiano», che con lui rischia di «assomigliare alla peggiore Dc». Lo accusa sarcastico di essere «l'uomo dell'establishment, da De Benedetti a Briatore», ma avverte che la guerra non è ancora finita: «La battaglia congressuale è ancora aperta, e noi combatteremo fino all'ultimo voto, difendendo palmo a palmo il nostro territorio». Parole pesanti, dalle quali lo stesso candidato sponsorizzato da D'Alema si è dissociato «Cuperlo non merita tutto ciò, lui non c'entra con questa ossessione crepuscolare», twittava il direttore di Europa Stefano Menichini. «Sono d'accordo», replicava a stretto giro il candidato alle primarie, aggiungendo poi: «Sono contro le ossessioni crepuscolari, non contro chi mi sostiene».

Di certo, il clima tra gli sconfitti è pesante. L'ex presidente Rai e dirigente Ds Claudio Petruccioli, che conosce bene i suoi compagni, la spiega così: «D'Alema (e temo anche Cuperlo) sperava nella vittoria tra gli iscritti, per poter poi mettere in dubbio la legittimità di quella di Renzi alle primarie aperte. Ora non può». Come dice il renziano Angelo Rughetti (regista di una spettacolare rimonta del sindaco nel Lazio, con una punta del 71% in provincia di Roma), «Puntavano tutto sull'effetto “anatra zoppa”, e invece hanno perso loro nel Pd. Ora dobbiamo rilanciare, e lavorare perché alle primarie dell'8 dicembre partecipi tanta gente». La conta non è ancora chiusa, nelle province investite dai casi di brogli (Asti, Rovigo, Frosinone, Salerno) si sta ancora votando, ma il risultato non è destinato a cambiare significativamente. I dati scorporati arrivano ancora col contagocce: in Veneto Renzi è al 47,7% e Cuperlo al 35,7%; in Liguria 43,6% a 42,4%; in Umbria 45,3% a 45%. Cuperlo va forte a Roma, dove Renzi ha solo il 32%, e in genere meglio nelle grandi città. Il sindaco va bene al Sud (lì Pittella ha l'exploit del 12%) dove la corsa al carro del vincitore è più sfrenata. Civati ottiene meno del previsto.

E si litiga su Salerno, feudo del sindaco superstar De Luca, che nel 2012 assicurò a Bersani il 63% contro il 20% di Renzi. Ora De Luca sta con Renzi e le parti si sono invertite. Con i cuperliani che gridano ai brogli.

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