
Nessuna operazione sotto copertura, nessuna infiltrazione in partiti e movimenti politici, ma soltanto "l'adempimento dei propri compiti istituzionali nel pieno rispetto della legge". Il sottosegretario al ministero degli Interni, Emanuele Prisco, è stato molto chiaro questo pomeriggio rispondendo alla Camera dei Deputati all'interpellanza urgente presentata dal Movimento 5 Stelle per chiedere "chiarimenti in merito al presunto tentativo di infiltrazione di agenti di Polizia all'interno del partito Potere al Popolo" dopo che la notizia era uscita negli scorsi giorni pubblicata su Fanpage e su altri organi di informazione.
Nel suo intervento in Aula, Prisco ha ricordato come "le tensioni internazionali connesse ai conflitti in atto hanno determinato l'incremento delle manifestazioni di protesta che, come avvenuto in molti Paesi, hanno visto tra le componenti più agguerrite alcuni collettivi studenteschi universitari con evidenti riflessi sul piano dell'ordine pubblico e un aumento del rischio di possibili derive violente". In questo contesto, ha aggiunto il componente del governo Meloni, sono maturati "livelli crescenti di conflittualità nelle principali città italiane e in alcune sedi universitarie". In considerazione delle dinamiche e dei connessi rischi evidenziati, la Direzione centrale della polizia di prevenzione della Polizia di Stato ha ritenuto perciò "necessario rafforzare gli strumenti informativi per prevenire turbative per l'ordine e la sicurezza pubblica e la conseguente commissione di condotte criminose".
Si tratta, in buona sostanza, di "attività ordinarie per le forze di polizia, che sono sempre state svolte anche in passato, perché previste dalla legge per la tutela di interessi primari della collettività". In ogni caso il sottosegretario Prisco, facendo sempre riferimento all'oggetto dell'interpellanza, sottolinea che l'attività informativa in questione coordinata dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione "è stata svolta da agenti della Polizia di Stato regolarmente iscritti all'università, dove frequentavano lezioni e sostengono esami con le proprie vere generalità. Gli agenti quindi non hanno mai operato sotto copertura, non avendo mai fatto ricorso a false identità nei loro rapporti sociali, né durante la frequentazione universitaria", si precisa.
Risulta inoltre opportuno sottolineare che gli operatori di polizia "non hanno mai svolto attività di infiltrazione in alcun partito e movimento politico, ma hanno semplicemente partecipato a iniziative pubbliche e organizzate studentesche con connotazioni estremistiche e che avevano manifestato una crescente aggressività, venendo in contatto quindi con molteplici realtà antagonistiche".
Infine, Prisco ha concluso sottolineando che "qualsiasi agente di polizia, anche libero dal servizio, ha il preciso obbligo professionale di informare le autorità competenti delle notizie di reato comunque acquisite, e che la mancata comunicazione dei fatti attinenti ai propri compiti d'istituto può determinare per l'agente una responsabilità penale per omissione di atti d'ufficio".