Non bastavano le imposte che già paghiamo il commento 2

di Carlo Lottieri

C'è uno strano mix di cattive intenzioni e di miopi previsioni alla base dell'idea d'introdurre, in Europa, una Tobin Tax sulle transazioni finanziarie. Al momento solo dieci Paesi aderiranno (resterà fuori il Regno Unito, tra gli altri), ma questi - tra cui l'Italia - sono pronti a varare il prelievo.
È evidente l'intenzione di colpire le cosiddette «rendite finanziarie» e, per essere ben chiari, quell'1% di ricchi e ricchissimi che anche oltre Oceano è al cuore di un populismo trionfante, il quale chiede più Stato e più regole. Il guaio è che pochi hanno compreso cosa siano le banche, gli investimenti e l'economia, e pensano si possano reperire risorse «a costo zero». Per giunta, da ogni parte sentiamo ripetere che una cosa è l'economia «reale» (quella che produce cose) e altro, invece, è l'economia «finanziaria», di cui si potrebbe fare a meno. Una simile sciocchezza non può che produrre disastri.
L'Europa sta declinando a causa di imposte e spesa statale, ma si rifiuta di ammetterlo. Invece che ridimensionare la funzione pubblica, abbattendo lo sfruttamento fiscale subito dai ceti più produttivi, la tecnostruttura di Bruxelles e le segreterie dei partiti europei non sanno progettare altro che tasse, nuove tasse, altre tasse. Questo prelievo sarà usato per soccorrere meglio i debiti sovrani. Insomma, si penalizza il mondo produttivo per dare ancora di più agli Stati dell'Europa mediterranea con i conti fuori controllo.
Ma la Tobin Tax non è soltanto la riproposizione a livello continentale dell'ultima manovra del ministro Grilli: che tra riduzione delle aliquote Irpef, incremento dell'Iva ed eliminazione delle deduzioni, ha accresciuto la pressione fiscale. E non è nemmeno l'equivalente della tassa sui natanti: e se questi ultimi hanno lasciato la Sardegna per la Corsica, non stupiamoci se con la Tobin Tax la City farà affari. Tanto più che in passato la Svezia introdusse questa misura, ma fece presto dietro-front, dopo avere constatato il crollo delle attività finanziarie e dopo avere pagato, di conseguenza, un prezzo molto alto.
Oltre a tutto, questo e altro ancora (perché colpendo l'economia nel suo insieme, la Tobin Tax danneggerà consumatori e lavoratori), questo nuovo prelievo è un passo importante verso la costruzione di un super-Stato europeo. Dato che i governi sono spesso incapaci di gestire con serietà il rapporto tra tassazione e spesa, in ragione di sacche di parassitismo giunte ormai a dimensioni mostruose, la risposta non è - come dovrebbe essere - una vera responsabilizzazione di ogni centro di spesa.
Le classi dirigenti europee si rifiutano di capire che perfino gli Stati attuali sono troppo grandi e complicati perché li si possa tenere a bada, gestendoli in maniera ragionevole.

Incapaci di prendere atto del disastro, che pure è sotto gli occhi di tutti, stanno rilanciando e puntano a mettere in piedi un mega-Stato ancora più lontano, mostruoso e vorace. Con il risultato di aggiungere altri problemi a un'economia europea già oggi alle prese con enormi difficoltà.

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