«Non c'è fuga di gas». E la casa esplode

«Non c'è fuga di gas». E la casa esplode

BariIl fascio di luce dei vigili del fuoco s'è fatto largo tra le macerie e all'improvviso, attraverso quel grigio mantello di polvere, è affiorato il bambino. «Mamma, papà», ripeteva Salvatore, tre anni a ottobre, avvolto in un pigiamino giallo, il volto segnato dalle lacrime e una macchia di sangue sulla testa che spuntava tra i capelli biondi anneriti dal fumo e dai detriti. «Aiutatemi», diceva il piccolo con un filo di voce e le braccia tese mentre i soccorritori lo estraevano da quella trappola mortale, una palazzina di 6 piani al numero 22/C di via De Amicis, nel centro storico di Foggia, investita da una fuga di gas poco prima delle 4 del mattino. Il piccolo Salvatore ce l'ha fatta, i suoi genitori no. Loro, Luigi Veneziano e Giuseppina Fiore, 37 e 29 anni, hanno perso la vita nell'esplosione: dormivano con il figlio nel letto matrimoniale, forse sono riusciti a fargli da scudo mentre la casa, dove si erano trasferiti da un paio di mesi, veniva giù; altre tre persone sono rimaste ferite: una coppia di coniugi, Alberto Capolongo e Anna Rosa Ricucci, tutti e due di 62 anni, e Antonio Morelli, 85 anni, che ha riportato gravi ustioni su tutto il corpo.
All'alba una luce livida illumina il luogo del disastro. Il piano terra e il primo piano della palazzina non ci sono più: sono sventrati, ridotti a un guscio colmo di detriti. Per terra, già a diverse decine di metri di distanza, ci sono un tappeto di macerie, la carcassa di una vecchia Fiat Uno e di qualche altra auto sbriciolata; vicino al portone dell'edificio marrone ci sono un mucchio di vestiti, un trolley verde, altri oggetti di vite travolte all'improvviso da una notte di terrore. E c'è silenzio, tanto silenzio che annuncia dolore e incredulità mentre per le strade rimbalza solo il rumore dei blocchi di cemento rimossi dai vigili del fuoco e il ronzio dei riflettori. È stata una tragedia annunciata, che poteva essere evitata. Perché qualcuno aveva sentito già in serata un forte odore di gas e aveva lanciato l'allarme. Un inquilino del quinto piano, Salvatore Morese, racconta di aver chiamato poco dopo le 19,30 i tecnici dell'Amgas, la municipalizzata che gestisce l'erogazione del gas. I quali però lo hanno rassicurato: «Prima hanno fatto a naso e poi, dopo un test, mi hanno detto che non suonava nulla e quindi si trattava dei fumi della caldaia». Alcune ore dopo si è consumato il disastro: l'esplosione si è verificata al piano terra, nell'appartamento dell'85enne, ma ha provocato il crollo del pavimento del primo piano e ha investito anche la casa adiacente, dove c'era il bambino. «I corpi dei genitori hanno creato un'intercapedine proteggendolo e consentendogli di respirare», dice un vigile del fuoco. Il bimbo è stato ricoverato all'ospedale: non è grave, guarirà in 15 giorni.
La procura di Foggia ha aperto un'inchiesta. Gli investigatori hanno ascoltato le persone che hanno eseguito i sopralluoghi e hanno sequestrato l'apparecchiatura utilizzata. Intanto la città è sotto choc, colpita al cuore per l'ennesima volta.

Un'altra fuga di gas spazzò via una palazzina in via delle Frasche il 20 novembre del 2004: ci furono otto vittime; ancora prima, nella notte tra il 10 e l'11 novembre del '99, in 67 persero la vita nel crollo di un edificio di cinque piani in viale Giotto.

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