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Però non fateci fare la fine dei fumatori il commento 2

di Giuseppe Marino

I fumatori sono stati i primi. È cominciata con un certosino bombardamento sul senso di colpa («i bambini respirano il tuo fumo!»), poi è venuto il terrorismo sul pacchetto («la sigaretta ti uccide lentamente», a cui qualcuno ha tentato timidamente di replicare: «Va bene, tanto non ho fretta»). Infine sono arrivate le leggi che hanno istituito i ghetti per fumatori e, notizia dell'altro giorno, lo sbiancamento dei pacchetti, per cui si sceglierà la marca ma senza vederla. Annichiliti i fan delle «bionde», è venuto il turno dei portatori sani di pancetta. Centinaia di ricerche hanno certificato che essere sovrappeso non è più segno di florido benessere, ma la dimostrazione più lampante di una consolidata tendenza suicida unita alla bieca volontà di pesare, letteralmente, sul sistema sanitario nazionale, predandolo di preziose risorse destinate ai magri. Il meccanismo è sempre lo stesso: prima le ricerche scientifiche che creano il senso di colpa, poi le misure di prevenzione per scoraggiare l'insano vizio, infine i divieti e la ghettizzazione. L'ultima categoria finita nel mirino della scienza moralista è quella degli insonni. Cari colleghi non dormienti, leggete preoccupati l'impressionante sequenza di ricerche scientifiche che indicano nella mancanza di sonno l'origine di tutti i mali. Quanto tempo passerà prima che venga formulata la solita accusa: «L'insonnia costa troppo al Servizio sanitario nazionale»? In un lampo passeremo dal proverbio «chi dorme non piglia pesci» all'equazione «chi non pisola è un evasore fiscale». E pensare che fino a qualche anno fa sui rotocalchi si magnificavano le imprese di big della storia e della cronaca capaci di sconfiggere la condanna del sonno, di liberarsi della catena della palpebra pesante e librarsi in volo verso le grandi realizzazioni rese possibili dall'abbondanza di tempo quasi sovrannaturale a disposizione dei Grandi Insonni. Di Leonardo da Vinci ad esempio, si narra che schiacciasse una pennica di venti minuti ogni quattro ore, per un sonno totale quotidiano di appena un paio d'ore. Del resto ce ne vuole di tempo per progettare macchine idrauliche, prototipi di velocipedi ed elicotteri, studiare l'anatomia umana, l'arte della guerra e dipingere pure la Gioconda. Il grande genio era un campione del cosiddetto sonno polifasico, come del resto il fisico Nikola Tesla, Benjamin Franklin e Napoleone. Discorso diverso per Andreotti, che in realtà è soprattutto uno che si sveglia presto la mattina (orario in cui invece molti insonni crollano sopraffatti).

Personalmente, mi sono convinto del valore dell'insonnia al compimento dei 18 anni, quando ho realizzato che i miei coetanei «regolaristi» delle otto ore avevano speso sei anni a occhi chiusi e io a malapena tre. Mi viene il sospetto che la campagna terroristica pro sonno sia opera loro. Vogliono metterci tutti a letto per invidia del tempo perduto.

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