Non hanno senso: la vittoria di Alfano è scontata Meglio quelle di coalizione di tutto il centrodestra

Ci sono almeno cinque ragioni per considerare le primarie del Popolo della libertà prive di senso, se non controproducenti della serie «continuiamo a farci del male».
In primo luogo il Pdl è a rischio implosione per una possibile scelta innovatrice annunciata ripetutamente dallo stesso Berlusconi, a partire dalla scelta di un nome diverso, con una classe dirigente nuova, andando a pescare soprattutto tra i volti che non contaminati dalla gestione del potere negli ultimi vent'anni e preferibilmente giovani. Berlusconi è tentato dal promuovere una coalizione di liste civiche che andrebbero a sostituire il partito-centralista fortemente voluto da lui stesso voluto nel 2008, seppellendo l'esperienza della Casa delle libertà che accoglieva al suo interno soggetti politici diversi.
In secondo luogo l'attuale legge elettorale si basa sul premio di maggioranza alla coalizione e pertanto incentiva i partiti ad allearsi anziché presentarsi separatamente. In quest'ottica il Pdl e, prima ancora, Forza Italia, si erano presentati alle elezioni del 2008 in coalizione con la Lega Nord e, alle elezioni del 2006, anche con l'Udc e l'allora Alleanza nazionale. È da un anno che in Parlamento si discute di una nuova legge elettorale e Napolitano sta incalzando i partiti ad approvarla principalmente - ormai è il segreto di Pulcinella - per prevenire un possibile travolgente successo di Beppe Grillo che metterebbe il governo dell'Italia nelle mani di un comico spregiudicato e imprevedibile. Tuttavia è più che legittimo nutrire dubbi sulla capacità di questo Parlamento ad approvare una nuova legge elettorale, considerando soprattutto l'interesse di Bersani ad andare al voto con il vituperato Porcellum ma che gli consente di mettere d'ufficio in posizione preminente i suoi candidati in lista per contenere l'opposizione crescente di Matteo Renzi. E poi nessuno ha finora fatto i conti con il fatto che la modifica della legge elettorale, a meno di un anno dal voto, potrebbe essere impugnata di fronte alla Corte di Giustizia del Consiglio d'Europa, che nel 2004 approvò un «Codice di buona condotta elettorale» dove si legge che «gli elementi fondamentali del diritto elettorale non devono poter essere modificate nell'anno che precede le elezioni».
In terzo luogo che senso ha fare delle primarie quando si sa anticipatamente che il vincitore sarà il segretario nazionale Angelino Alfano che, oltre ad essere stato prescelto e riconfermato da Berlusconi pur in presenza di contrasti, gode del sostegno di gran parte dei dirigenti interni tra cui Formigoni, Alemanno, Fitto, Frattini, Cicchitto, Lupi, Napoli, Quagliariello e Carfagna.
In quarto luogo perché procedere con l'investitura di Alfano a candidato primo ministro del Pdl quando è appena reduce da una sonora sconfitta nella sua Sicilia, dove in termini di voti il Pdl ha preso 654.152 voti in meno (pari a -72,6%) rispetto a quelli del 2008 ed è crollato da 34 a 12 seggi nel consiglio regionale? La Sicilia, oltre ad essere la circoscrizione elettorale di Alfano, è tradizionalmente il principale laboratorio politico delle elezioni nazionali. In un partito che si rispetti il responsabile di una sconfitta elettorale si dimette e non viene premiato affidandogli incarichi ancor più prestigiosi.
In quinto luogo a che serve fare delle primarie per eleggere il candidato premier del Pdl quando proprio la scelta di Alfano è concepita per favorire l'alleanza con l'Udc di Casini e il soggetto nuovo che unisce Montezemolo e i cattolici di Todi-2 (Andrea Riccardi, Andrea Oliviero e Raffaele Bonanni), con l'obiettivo di sostenere un nuovo governo guidato da Mario Monti all'indomani delle elezioni?
Ebbene se le primarie del Pdl non nascondono la finalità di oscurare definitivamente Berlusconi e relegarlo nel dimenticatoio della Storia, ciò che corrisponderebbe comunque a far implodere il Pdl dal momento che nel bene e nel male è una creatura di Berlusconi, è preferibile non farle. Meglio giocare a carte scoperte. Se la maggioranza interna del Pdl ha già deciso di auto-sospendersi politicamente e di affidare le sorti dell'Italia alla tecnocrazia che incarna i poteri finanziari forti, sarà bene mettere in conto un ulteriore calo di consenso.

Se, invece, Berlusconi coltiva genuinamente la volontà di voltare pagina rispetto ad un'esperienza che non fa onore alla nostra democrazia e che sta uccidendo l'economia reale accrescendo il malcontento popolare, allora promuova delle primarie di coalizione, coinvolgendo tutti i soggetti politici del centrodestra che condividono l'obiettivo di porre fine alla tecnocrazia e alla dittatura finanziaria, che aspirano al riscatto della nostra sovranità monetaria, legislativa, giudiziaria e nazionale.
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