Alla mattina Panda o Cinquecento per fare la spesa, di pomeriggio il furgone Doblò per andare all'Ikea e la serata fuori la concludi su una Smart. Mai cambiato tanti volanti in poche ore, come da quando non ho più la macchina.
Nello scorso marzo si è interrotto il mio rapporto con le quattroruote, da sempre improntato a un uso cordialmente laico. Non sono uno di quei talebani che le considerano simbolo del male, la sorta di barca di Caronte che trasporta verso l'inferno dello smog l'anima incorrotta del pedone. Non ho allergie ideologiche (...)
(...) al rumore dei cilindri. Avrebbe detto Catalano, il comico dell'ovvio, meglio un sedile confortevole e una vettura scattosa che una carretta da rottamare. In assenza di amore feticistico per l'oggetto vettura però, il possesso dell'auto è sempre più un tabù, costoso e scoraggiato per legge e burocrazia. Facile prevedere che diventi un lusso per pochi. I costi, le multe, il traffico, i parcheggi, gli Euro 4 e gli Euro 5, le revisioni, le domeniche a piedi: ma che vita è? E allora basta, non salgo più a bordo. La congiura anti auto ha vinto: è chiaro che è volutamente disincentivata (salvo poi piangere per le fabbriche che chiudono). E allora ecco la mia strategia: nessuna auto, tante vetture.
Ho ancora una moto, anche per lunghi spostamenti in estate, ma d'inverno in città non è il massimo. Il primo passo è stato il car sharing del Comune di Milano. Con la tessera annuale dei trasporti pubblici, il canone si dimezza a 60 euro l'anno. L'uso costa da 2,20 euro l'ora in su a seconda del modello, più un tot al chilometro (da 45 a 80 centesimi). Funziona così: ci sono oltre cento macchine sparse in diversi parcheggi dedicati, prenoti via web, poi vai all'ora stabilita, accosti la tua tesserina al parabrezza e all'interno trovi la chiave e una card per fare benzina.
I vantaggi: ci sono a disposizione diversi tipi di auto (dalla Panda, al furgone, all'elettrica), finalmente posso sfrecciare nelle corsie preferenziali, entrare nel centro senza pagare e dire addio alla dittatura dell'arcobaleno di strisce colorate che delimitano i parcheggi proibiti o a pagamento: il car sharing del Comune non paga dazio. In più la tessera è valida per le macchine in condivisione in una decina di altre città, da Roma a Bologna. Se combini questa possibilità con i viaggi su treni ad alta velocità, non c'è gara: è meglio ora di quando avevo la macchina di proprietà. I difetti, però, non mancano: i costi non sono indifferenti (soprattutto quello chilometrico) e l'obbligo di riportare l'auto nello stesso parcheggio in cui l'hai prelevata è chiaramente frutto di sadismo. Provateci a Roma: non appena sposti la vettura dal parcheggio dedicato ne arrivano altre due che ci si piazzano abusivamente. E quando torni devi cercare un'area di sosta parcheggio legale e comunicarlo al call center, ed è una perdita di tempo. In otto mesi d'esperienza mi è capitato parecchie volte. Chiamare la Polizia locale per far multare l'abusivo è una magra consolazione (a cui ovviamente non rinuncio). Il Comune di Milano poi, fa il furbo: alcune delle auto in car sharing sono in realtà prenotate tutti i giorni in orario lavorativo da impiegati del Comune stesso. Ecco perché poche migliaia di persone usano questo servizio.
Alla fine parliamo tanto di politica (che scoraggia l'auto ma non si impegna a fornire alternative) ma la vera svolta è arrivata con un servizio privato: Car2go, car sharing con sole Smart. Le prendi e le lasci dove vuoi, il telefonino col Gps ti dice dov'è l'auto parcheggiata più vicina. Il prezzo comprensivo di tutto, 29 centesimi al minuto, non è poi alto come sembrerebbe. Per completare il quadro degli spostamenti, ovviamente bisogna aggiungere occasionali taxi e noleggi, frequenti metro e treni o aerei. Inutile illudersi: è un andazzo che non va bene per tutti. Se hai bambini o se ti muovi spesso in paesi piccoli, meglio tenersi l'auto di proprietà. Ma se sei in due, giri più spesso in città e non fai a pugni con la tecnologia, può funzionare. Vuoi mettere la soddisfazione di non veder mai più un assicuratore e un impiegato della Motorizzazione?
segue a pagina 20
Bonora a pagina 20
di Giuseppe Marino
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