Il nucleare compie 70 anni (ma l'ipocrisia non ha età)

Nel 1942 Enrico Fermi produsse la prima reazione a catena controllata. Oggi ha vinto chi quell'energia non la vuole. Ma poi la compra in Francia

Il nucleare compie 70 anni (ma l'ipocrisia non ha età)

Il 2 dicembre ricorrono 70 anni dalla prima reazione nucleare a catena controllata in laboratorio. L'annuncio riservato dell'evento occorse in una conversazione in codice, tra il fisico Arthur Compton - premio Nobel già dal 1927 - e James Conant, Presidente del Comitato di Difesa Nazionale americano: «Il navigatore italiano è approdato nel nuovo mondo», annunciò Compton. «E come hanno reagito gli indigeni?» chiese Conant. «Tutti abbiamo toccato terra sani e salvi», rassicurò il fisico.
Quel navigatore era Enrico Fermi. Ma il viaggio iniziò nel 1932 con la scoperta del neutrone, di cui già dal 1920 il fisico Ernest Rutheford suggeriva l'esistenza. La scoperta avvenne in modo accidentale, come ogni tanto avviene, nel 1928, ma solo nel 1932 si capì che si era scoperto il neutrone.

Dopo quella scoperta, colpire la materia con fasci di neutroni divenne, nei laboratori di fisica, una moda. Ma non capricciosa: i neutroni, essendo appunto neutri, non subiscono la repulsione elettrostatica da parte dei nuclei della materia e risultano pertanto ideali per penetrare, letteralmente, nell'intimità della materia stessa. Fu proprio Fermi il leader mondiale in questa ricerca: il suo gruppo di Roma intraprese il programma sistematico di bombardare con neutroni gli elementi della tavola periodica.
Nel 1934 giunsero all'uranio, elemento che si mostrò generoso di novità: bombardandolo con neutroni, si generarono numerosi altri prodotti radioattivi. Fermi si fece l'opinione che si trattasse di elementi più pesanti dell'uranio e, sebbene fosse fallito ogni tentativo di dimostrarla, quell'opinione era dominante ancora nel 1938, anno in cui gli fu conferito il Nobel, appunto, «per aver scoperto la radioattività artificiale indotta da bombardamento con neutroni».

A dire il vero, Ida Noddack, una chimica tedesca, aveva suggerito che si formassero elementi leggeri e che Fermi fosse in errore. Ma, vuoi perché era una donna, vuoi perché era una chimica, vuoi perché era poco nota, vuoi - soprattutto - perché non forniva prove convincenti a quel suo radicale suggerimento, essa fu ignorata. Piaccia o no, la Scienza procede anche così (ed è giusto così).

Ci vollero altri chimici e un'altra donna per svelare il mistero. Nel 1938 i chimici tedeschi Otto Hahn e Fritz Strassman dimostrarono che uno dei prodotti del bombardamento dell'uranio con neutroni era il bario, un elemento molto più leggero. La cosa era inspiegabile, perché inspiegato era il processo che consentiva al piccolo neutrone di rompere un nucleo atomico. Hahn ne scrisse all'amica e collega Lise Meitner, una viennese di origini ebree e che già quello stesso anno si era dovuta rifugiare a Stoccolma per sfuggire alle persecuzioni naziste. Lise mostrò la lettera di Hahn al proprio nipote, Otto Frisch, anch'egli fisico. Il giorno di Natale, durante una passeggiata sulla neve, zia e nipote visualizzarono il processo: colpito dal neutrone, il nucleo si comportava come una goccia di liquido che si allungava fino a spezzarsi in due nuclei più piccoli; che poi, per repulsione elettrostatica, si allontanavano rapidamente l'uno dall'altro con energia che calcolarono, correttamente, di circa 200 MeV. Chiamarono quel processo nuclear fission, mutuando il termine dalla biologia, che lo usava già per la scissione cellulare. Otto Hahn pubblicò da solo i risultati e nel 1944 fu insignito del Nobel per la chimica «per aver scoperto la fissione dei nuclei pesanti». Curioso che Lise Meitner non fosse stata ringraziata da alcuno per il suo ruolo determinante in quella scoperta.

Non ci volle molto a rendersi conto che dal nucleo spezzato si producevano anche neutroni secondari, facendo così sorgere il sospetto-speranza che questi avrebbero potuto innescare una reazione a catena capace di produrre enormi quantità d'energia. Per la conferma ci vollero altri 4 anni. A Chicago Fermi costruì il primo reattore nucleare, privo di schermo di protezione e di sistema di raffreddamento. Le barre di cadmio che controllavano il decorso della reazione furono rimosse una alla volta finché si raggiunse, con la criticalità, anche il decorso a catena della reazione stessa. Erano le 3.25 pomeridiane del 2 dicembre 1942. Dopo mezz'ora Fermi stesso reinserì le barre di cadmio, la reazione si fermò, e Compton informò i militari. Che finanziarono il progetto Manhattan, il cui successo pose fine alla guerra. Fermi fu costretto a scappare dall'Italia per ragioni razziali (la moglie era ebrea), cioè per l'ignoranza e prepotenza della dittatura.

Fosse stato in Italia, oggi l'avrebbero fatto scappare lo stesso per l'ignoranza e prepotenza della folla. Priva di cervello come tutte le folle, essa è paga di sé stessa per aver detto di no, con urla sguaiate, all'elettronucleare, salvo poi tacere a sé stessa di acquistarlo a caro prezzo da Oltralpe.

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