Nuova luna di miele col Prof I giornaloni stregati dal casual

Nuova luna di miele col Prof I giornaloni stregati dal casual

di Luigi Mascheroni

Meno crescita, meno consumi, meno Pil, meno benessere. E meno critiche, incredibilmente.
Nessun governo, nella storia della Repubblica, ha toccato, come quello di Monti, uno spread così alto tra i disastrosi risultati ottenuti sul piano economico-sociale da una parte e il consenso incondizionato della grande stampa dall'altro. Più che la democrazia, nell'era Monti è sospesa la critica.
Sospesi tra la piaggeria verso questo premier e l'astioso contrasto con l'altro, fin dall'insediamento del Professore, direttori di giornali, cronisti e commentatori, lasciando una sottile striscia di bava su ogni impresa di Mario Monti, hanno reso luccicante, di fronte all'opinione pubblica, la sua intoccabile persona. La quale, per statuto dell'albo giornalistico, è sempre capace, seria, disinteressata, competente, sobria soprattutto. E anche, il che è tutto dire, elegante. È successo ieri.
Ecco: quando arriva a tessere le lodi persino dell'estetica del Capo, significa che la stampa «libera e democratica» si è spogliata anche dell'ultimo brandello di una altrimenti necessaria critica di giudizio. Una cosa davvero poco elegante.
In effetti dopo lo tsunami iniziale, l'onda lunga dell'adulazione a mezzo Stampa e soprattutto Corriere e Repubblica, aveva un po' perso l'entusiasmo per il grigiore e la grisaglia dell'era Monti. Ieri, però, ci ha pensato, con la consueta deferenza e lo stesso imparziale rigore con cui fustigava usi e costume del Cavaliere, Beppe Severgnini, che in una grande pagina fotografica sul Corriere della Sera ha raccontato, senza censure né timori reverenziali, il meraviglioso mondo dei Potenti della Terra in divisa casual e, soprattutto, la piacevole sorpresa di Mario Monti, premier per un giorno senza cravatta, «ma che non rinuncia alla giacca». Come dicono a Roma, me bottoni...
E così, tra mega politici in golfino viola, big dell'industria hi-tech in versione trekking e giovani multimiliardari in jeans e scarpe da jogging, il nostro Mario Monti, con la sua - questa sì agghiacciante - giacchettina in Principe di Galles sopra una camicia azzurrina botton down, diventa, nella penna di Severgnini (uno secondo il quale Berlusconi in camicia scura e doppiopetto di Caraceni sembrava, invece, chissà in base quale principio sartoriale, un gangster sul set dei Sopranos) un vero arbiter elegantiarum.
De gustibus. L'abbigliamento informale di Monti, come quello dei suoi colleghi al forum americano, meriterebbe, secondo altri, un declassamento estetico. E il taglio della giacca se ne guadagnerebbe uno altrettanto netto delle agenzie di rating. La sera, per cambiare, sfoggiava maglioncino finto cashmere e pantaloni da dopolavoro ferroviario.
Monti e Berlusconi. Anche sul piano del look, due taglie e due misure. Del resto - non può fare a meno di ricordare Severgnini - «Non siamo nuovi, noi italiani, ai capi di governo che si fanno notare all'estero». Neppure ai giornalisti ossequiosi che si fanno notare in Patria.
«Questo passo falso (ovviamente “piccolo”, ndr), in confronto ad alcuni episodi del passato (ovviamente immaginiamo “terribili”, ndr) è soltanto estetico (come dire che quelli di Berlusconi erano morali?, ndr), quindi veniale», scrive l'elegante columnist di via Solferino. E comunque, il nostro nuovo premier era bellissimo, elegantissimo, bravissimo. Non come quel cafone di prima.
«Stile informale al forum di Idaho, ma Monti non rinuncia alla giacca» strilla il pezzo. Che stile giornalistico inimitabile. Quando c'era Lui, si chiamavano veline.


E intanto, un altro elegantone le cui scelte in fatto di abbigliamento sono state massacrate dalla stessa stampa «democratica e liberale» più di quanto non lo siano state le sue disavventure politiche, parliamo di Roberto Formigoni, ieri dopo aver visto le foto del summit americano, postando su Facebook la foto di Bill Gates e Warren Buffett al summit americano, ha commentato: «Avete visto le camicie dei grandi della terra riuniti a Sun Valley? Con quelle camicie esprimono la loro voglia di vivere e lo spirito giocherellone che è dentro ogni persona che non se la tira. Vi è venuto in mente qualcuno?». Tutti sempre a fare paragoni.

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