
Figuraccia clamorosa del Partito Democratico in occasione della chiusura della Festa dell'Unità a Milano. Nel capoluogo lombardo era arrivata per l'occasione Jacinda Ardern, ex premier della Nuova Zelanda: non esattamente un personaggio conosciutissimo dal pubblico del Corvetto. Insieme a lei, accolta sul palco dalla segretaria Elly Schlein, c'era anche tale Kati Piri, portavoce olandese dei Verdi. Ed è proprio in questo contesto che è nata l'incredibile gaffe: non esisteva infatti la traduzione dalla lingua inglese all'italiano.
Quest'ultima doveva infatti apparire su uno schermo nero, ma è rimasto interamente di questo colore per quasi tutto il tempo, visto che era stata incaricata una sola persona a tradurre integralmente i discorsi delle tre donne e la digitazione a rallentatore delle parole sullo screen ha fatto sì che venissero perse almeno tre frasi su quattro. Almeno il 95% di quell'inglese veloce, serrato, brillante e a tratti tecnico è andato in "fumo" per tutte le centinaia di persone presenti al dibattito: un pubblico composto principalmente da pensionati completamente smarriti dal talk.
Se la Ardern continuava a citare dei dibattiti sulla pesca nel Pacifico e la Piri discettava amabilmente sulle politiche di asilo nei Paesi Bassi, i volti dei vecchi compagni democratici milanesi erano persi nel vuoto. Salvatore Merlo, sul Foglio, ha descritto le azioni dei "coraggiosissimi" spettatori di questo incomprensibile dialogo affermando che spesso loro "si sforzavano di applaudire quando vedevano la segretaria del Pd sorridere". Qualcuno fa un paragone con quanto successe qualche decennio da a Gravina in Puglia, dove si tenne conferenza di un kolchoziano venuto a magnificare in russo il sistema di coltivazione sovietico, di fronte a un pubblico composto esclusivamente di braccianti dialettofoni.
Giovanni Guareschi, ai tempi, si era imbattuto in questa storica scena e riferì che, senza traduzione, gli spettatori avevano continuamente applaudito, convintissimi ogni volta che il delegato del Partito Comunista Italiano faceva un cenno.
Oggi quel "delegato" è rappresentato dalla Schlein la quale, a margine dell'evento, ha continuato con la litania per cui "lo Stato italiano debba riconoscere uno Stato ai palestinesi" nonché a "insistere sulla necessità di sanzioni per il governo Netanyahu e i suoi ministri che dichiarano apertamente l’obbiettivo di occupare Gaza". Per tutto il resto può andare benissimo parlare (forse) in neozelandese o in olandese.