Nuovi brogli nel Pd, finalmente si sveglia Epifani

Si riunisce la segreteria per mettere fine alla guerra delle tessere

Nuovi brogli nel Pd, finalmente si sveglia Epifani

Roma - Oggi Guglielmo Epifani riunisce la segreteria, per mettere un punto alla rissa di tutti contro tutti sul tesseramento anomalo e i congressi provinciali, nonché per decidere una linea sul caso Cancellieri, visto che finora ognuno è andato per conto proprio. Intanto dice accorato che «come Pd abbiamo bisogno non solo di mostrarci, ma di essere più uniti». Parole al vento, la battaglia infuria e la resistenza contro il vincitore accreditato da tutti i bookmaker, Matteo Renzi, si fa strenua. I sostenitori di Gianni Cuperlo, dopo aver chiesto il blocco del tesseramento e aver - velatamente - accusato i renziani di brogli, invertono la rotta e si accreditano come vincitori, 49 a 35 (più un solo segretario per Pippo Civati) della partita nelle federazioni provinciali: «Dai dati aggregati in nostro possesso circa 250mila persone hanno espresso il loro voto e si conferma che più del 50% ha espresso la propria fiducia a candidati che sostengono Gianni Cuperlo», annunciano trionfanti. Nel giro di pochi minuti, il braccio destro renziano Luca Lotti li accusa di barare: «Ma a chi giova dare dati falsi? Si aspetti il risultato definitivo e i dati veri». E Lotti ricorda che in molte città i candidati sono unitari, ossia sostenuti sia da Cuperlo che dal suo antagonista. E il renziano Bonaccini precisa: «I candidati vicini al sindaco di Firenze sono 45, non 37». Anche a Roma la questione è complicata: in testa si è piazzato il candidato di Goffredo Bettini, Lionello Cosentino, ex parlamentare ed amministratore locale di lunga esperienza (che gli sarà utile perché, nelle intenzioni non dichiarate, dovrebbe soprattutto fare da spalla al più inesperto sindaco Marino), sostenuto anche dai franceschiniani di AreaDem, che a livello nazionale sono schierati con Renzi. Secondo è arrivato il candidato cuperliano Tommaso Giuntella e terzo il renziano Tobia Zevi, i cui voti saranno decisivi al ballottaggio.

Nella terra di Bersani, Piacenza, ha vinto il candidato di Matteo Renzi, col 53%. E la cosa fa saltare i nervi alla lettian-bersaniana onorevole Paola De Micheli, che accusa subito di brogli gli avversari, e presenta un esposto insieme agli altri supporter dell'ex segretario. Replica indignato Roberto Reggi, renziano storico ed ex sindaco di Piacenza: «Hanno il vizio di delegittimare l'avversario soprattutto quando vince per merito». A Cosenza invece sono i renziani a denunciare l'inquinamento del voto congressuale, e i cuperliani a replicare che in Calabria tutto è limpido come il cristallo. Ma tutti sanno che la partita vera si giocherà nelle primarie dell'8 dicembre, e i supporter del sindaco di Firenze si aspettano che i toni siano destinati ancora a salire: «Vedrete, useranno qualsiasi arma per cercare di frenare la vittoria di Matteo, non ci stanno a perdere il controllo della Ditta», dice uno di loro. E qualche avvisaglia già si intravede: dall'assessore della Regione Lazio Lidia Ravera, che monta una polemica contro «il simpatico Renzi», accusandolo di essere un antiabortista «clericale» che odia le donne, per la delibera fiorentina sulla sepoltura dei feti («Veramente esiste dal '96, e si tratta dei bambini nati morti», spiegano a Firenze).

Agli ex portavoce di Bersani, Di Traglia e Geloni, che nel loro libro «Giorni bugiardi» insinuano che ci sia lo zampino dei renziani nella clamorosa trombatura di Romano Prodi al Quirinale. «Fu Matteo il primo a candidare Prodi - ricorda il renziano Stefano Lepri - è solo un maldestro tentativo di infangare la sua candidatura a segretario».

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