Con Obama e Hollande Monti vuol mettere nell’angolo la Merkel

Il premier al G8 di Camp David: "Sintonia con Francia e Usa sulle misure per la crescita. Ora ci sarà un vero cambiamento"

Con Obama e Hollande Monti vuol mettere nell’angolo la Merkel

È stato raggiunto «un consenso» molto ampio sull’esigenza di avere «crescita e occupazione: in Ue ci sarà un segno di cambiamento». Il presidente del Consiglio, Mario Monti, è tutto sommato soddisfatto del lavoro svolto al G8 di Camp David. In concreto i Grandi non hanno messo nero su bianco nessuna proposta strutturale, ma dal punto di vista diplomatico qualche passo avanti è stato fatto.

In buona sostanza, si è creato - più per reciproche convenienze che per motivazioni oggettive - un asse tra l’Italia, gli Stati Uniti e la Francia per convincere il cancelliere tedesco Angela Merkel a sciogliere le briglie del rigore e consentire l’adozione di strategie finalizzate allo sviluppo nei Paesi europei.

«Occorre continuare su riforme strutturali a livello europeo», ha aggiunto il premier dichiarandosi «fiducioso perché l’Italia è «in regola» ed è «rispettata in Europa e negli Stati Uniti» (ennesimo “siluro“ al predecessore Berlusconi) e «può chiedere di rafforzare le misure a favore della crescita». Le proposte in cantiere restano sempre quelle vagheggiate ormai da tempo e in attesa di essere affrontate nei prossimi vertici Ue (sia quello straordinario del 23 maggio che quello del 28 e 29 giugno): «rafforzamento della Banca europea degli investimenti, project bond e in prospettiva eurobond». In pratica, si tratta di allentare la morsa rigorista sugli investimenti in infrastrutture sottraendoli al Fiscal compact e finanziandoli comunitariamente aprendo la strada alla comune gestione del debito pubblico di Eurolandia.

«Sono contento della lunghezza d’onda con Hollande e di avere un dialogo serio con lui e Merkel», ha sottolineato Monti, elogiando la «funzione di stimolo» del presidente degli Stati Uniti. Con questi presupposti alla trilaterale con l’inquilino dell’Eliseo e con il cancelliere, fissato per Roma a giugno alla vigilia del summit Ue si «potranno conciliare le posizioni dei tre Paesi».

E Obama ha speso tutte le proprie energie allo scopo di addolcire Frau Merkel, posticipando l’incontro bilaterale con la Germania alla fine del G8, una sorta di «tempi supplementari» della diplomazia. Come detto, le esigenze dell’Europa e degli Usa non sono le medesime. Ma Obama, in piena campagna elettorale per la rielezione, con la crisi greca che minaccia la stabilità dell’euro e con il «bubbone» JpMorgan che incombe su Wall Street, non può concedersi una politica economica «isolazionista». Non a caso ha dichiarato che «c’è ancora molto da fare» per ridare solidità a Eurolandia. Ovvio che il rigorismo di Merkel rappresenti una complicanza anche per la Casa Bianca.

Il tradizionale discorso radiofonico del sabato è stato tutto imperniato sull’economia. Alcuni rappresentanti di Wall Street «hanno trattato il nostro sistema finanziario come un casinò», ha detto il presidente alludendo alla maxi-perdita di JpMorgan (causata da speculazioni su derivati andate male). «Dobbiamo finire il lavoro avviato e applicare la riforma della finanza» ha precisato evidenziando la necessità di «scoraggiare le grandi banche a fare scommesse rischiose con i soldi dei contribuenti e incoraggiarle ad aiutare l’economia». Il messaggio è chiaro: «Senza una riforma di Wall Street, noi rischiamo di trovarci ancora una volta con i contribuenti costretti a pagare per errori di Wall Street». E se l’Europa non regge la grande speculazione americana troverà nuovi argomenti.

Discorso identico per il neopresidente francese, il socialista François Hollande. Ha vinto le elezioni promettendo un cambiamento delle rigidità europee e ora deve mantenere la promessa. Ecco perché il suo «faccia a faccia» con Monti è stato tutto imperniato sulla ricerca di una «convergenza molto forte» per stimolare la crescita. Ecco perché il suo principale auspicio è stato quello di un salvataggio di Atene. Il comunicato finale del G8, grazie all’intercessione di Obama, prevede l’impegno a «una zona euro forte e unita», con la Grecia, che sappia «stimolare la crescita».

Prese di posizione che ridimensionano - o, per lo meno, ne hanno la pretesa - Angela Merkel che ha passato la due giorni di Camp David a ripetere come un mantra che «consolidamento e crescita sono le due facce della stessa medaglia» per smentire le «divergenze» con Hollande. Merkel, indebolita anche dalle rivelazioni della Bild secondo cui il cancelliere avrebbe telefonato al presidente greco Karolos Papoulias chiedendogli di tenere assieme alle nuove elezioni del 17 giugno (ieri è stato sciolto il Parlamento) un referendum sulla permanenza nell’euro.

Un pour parler che ha visto la ferma opposizione di Papoulias e le proteste di tutto la politica ellenica che ha rivendicato di non essere un «protettorato tedesco». Anche a Camp David, comunque, si è compreso che le consultazioni sono l’ultima chance per Atene.

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