Occhio al ferro Può favorire l'Alzheimer

Nelle nostre cellule avvelenate dai metalli nascerebbe una delle cause dietro lo sviluppo dell'Alzheimer, una delle malattie più odiose della nostra era e purtroppo sempre più diffusa.
L'invecchiamento della popolazione rischia di rendere pandemica questa forma di demenza senile che ci ruba le capacità cognitive, ed è anche per questo che negli ultimi anni gli investimenti sulla ricerca di una cura si sono moltiplicati.
Le accuse contro il ferro e i metalli pesanti in genere provengono da due diversi studi scienitifici. Il primo, di un gruppo della prestigiosa Università di Los Angeles (Ucla), è stato pubblicato sul Journal of Alzheimer Disease, mentre l'altro sulla rivista Pnas da un team della University of Rochester.
I due distinti studi convergono nel dimostrare il coinvolgimento di ferro e rame «nell'erosione» della memoria e nei danni cerebrali tipici della malattia. Accumuli di ferro in eccesso sono stati, infatti, rinvenuti nel cervello dei pazienti, mentre il rame, ingerito da topolini attraverso l'acqua, rallenta delle speciali «molecole spazzino» che tengono puliti i neuroni. Un passo avanti nella conoscenza di una malattia che per ora contava solo su un'unico punto fermo: chi conduce una vita piena di stimoli e segue stili di vita corretti è meno a rischio di ammalarsi; ma hanno un peso anche fattori ereditari.
Un terzo studio divulgato ieri, e realizzato all'università di Firenze, mette invece in luce le proprietà coadiuvanti nella lotta alla malattia dell'olio extravergine di oliva.

Èra già catalogato tra i cibi dalle proprietà anti invecchiamento, si scopre ora che è utile anche nel trattamento preventivo dei danni neurologici legati all'età e al morbo di Alzheimer senile. Lo ha scoperto uno studio condotto da ricercatori dell'Università di Firenze su topi transgenici portatori delle alterazioni genetiche collegate al morbo. La ricerca è pubblicato sulla rivista scientifica Plos One.

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