
Non solo l'accoglienza per i migranti regolari, ma anche programmi di formazione e qualificazione. È questo il piano esposto da Matteo Piantedosi come fondamentale solida strategia sui canali che rappresentano la via più sicura e più giusta per rispondere al fabbisogno di manodopera qualificata per il nostro Paese: "Allo stesso tempo ci sarebbe la possibilità di intraprendere percorsi di vita dignitosi, senza esporsi ai rischi delle rotte illegali e dei trafficanti". Diventa necessario anche (e soprattutto) la preparazione dei migranti in arrivo.
Intervenendo infatti ad una convegno della Fondazione Maire il ministro dell'Interno ha spiegato che bisognerebbe "lavorare insieme ai governi partner, alle organizzazioni internazionali e alle imprese significa creare percorsi formativi già prima della partenza, cosicché i lavoratori possano acquisire le competenze richieste nei settori strategici della nostra economia". Tra questi, in prospettiva, anche quelli "negli ambiti legati alla transizione ecologica. Per perseguire questo obiettivo abbiamo bisogno di un approccio strutturato, che tenga insieme sicurezza, esigenze produttive, sviluppo, tutela dei diritti e rispetto delle regole".
Ed è proprio in quest'ottica che Piantedosi tende a sottolineare come, da una parte, si sta consolidando "ogni possibile strumento di contrasto al traffico di esseri umani gestito da pericolose consorterie transnazionali", mentre dall'altra il Viminale sta coordinando "una serie di progetti per la formazione in loco di cittadini stranieri da immettere nel tessuto produttivo nazionale. In particolare, stiamo già lavorando con Ance in Tunisia e con la Cna in Egitto, ma stiamo programmando un'analoga iniziativa anche con la Fipe (Federazione italiana dei pubblici esercizi) per l'ingresso di lavoratori formati nelle attività di ristorazione", aggiunge.
Il ministro si dice quindi personalmente convinto che questa sia la strada "giusta da seguire per una gestione sana del fenomeno migratorio. Questi progetti sono un chiaro esempio di come si può contrastare l'illegalità attraverso un virtuoso utilizzo della migrazione legale".
A tal proposito l'esponente del governo Meloni cita esplicitamente una statistica: "Circa il 60% degli immigrati che aderiscono a questo tipo di progetti in Tunisia, riferiscono che in precedenza avevano messo in conto di immigrare illegalmente anche attraverso pericolose rotte marittime", conclude Piantedosi. Da qui, l'intenzione di portare avanti tutto questo progetto.