Una presidente del consiglio che odia la Costituzione, un governo di centrodestra complice del genocidio a Gaza e, come se non bastasse, una maggioranza che, tra le altre cose, ha dentro di sé una cultura profondamente fascista. Queste sono i tre pilastri attorno ai quali si sviluppa il pensiero del professor Tomaso Montanari sull’attuale esecutivo che governa l’Italia da tre anni. In occasione del famoso sciopero della Cgil, lo storico dell'arte e saggista italiano, rettore dell'Università per stranieri di Siena dal 2021, ha voluto accusare Giorgia Meloni e i suoi ministri,
“Oggi siamo qui per la Costituzione, un progetto di società in cui i giudici non obbediscono al governo, ma alla legge. Una società giusta, che non deporta i migranti in Albania. Una società fondata sul lavoro e non sulla guerra. Una società che faccia pagare le tasse ai più ricchi e liberi i lavoratori dal lavoro povero. Ma il governo Meloni è un governo nemico della Costituzione. È un governo complice del genocidio di Gaza”. Lo ha detto il rettore e storico dell’arte Tomaso Montanari, sceso in piazza per lo sciopero generale. Un’affermazione tanto netta quanto pesante: accusare il governo di essere complice di un genocidio non è sicuramente una stoccata come le altre. Ma il rettore avanza nel suo ragionamento e, a poche ore dalla conclusione di Atreju, la festa ufficiale dei giovani di Fratelli d’Italia, decide di mettere nel suo mirino metaforico anche il presidente del consiglio italiano. Prima direttamente: “Giorgia Meloni odia la Costituzione, che è antifascista dalla prima all’ultima riga". Poi attaccando il suo esecutivo: “E il suo governo ha una cultura ancora profondamente fascista”.
Ovviamente non è la prima volta che Montanari si rivolge alla premier con questa violenza verbale. Il rettore, spesso, è ospite di alcuni studi televisivi in cui si parla di politica e le critiche non si sprecano. Solo due mesi fa aveva attaccato Palazzo Chigi: “Meloni? la sua logica è fatta di odio e disprezzo per chi scende in piazza, chiede pace e giustizia”, aveva spiegato Montanari. Ma non solo. Ospite a Otto e Mezzo aveva perfino criticato lo stipendio della premier. "Le donne del popolo guadagnano meno della Meloni. Non ha mai scioperato”. Il motivo, stando al ragionamento di Montanari, è presto detto: “Non ha mai fatto uno sciopero vero, perché non ha mai fatto un lavoro vero. Lei ha sempre vissuto di politica”. E quindi non si è mai trovata in condizione “di scioperare”. L'ultima in ordine cronologico riguarda direttamente la figura privata della Meloni.
"Lei è scesa in politica per commemorare la memoria di Paolo Borsellino? È una versione vergognosamente falsa: è scesa semmai in politica per finirlo, se fosse stato ancora vivo, per distruggerne la memoria", ha sostenuto solo pochi giorni fa.