Dopo la debacle di Pier Luigi Bersani, tocca (di nuovo) a Giorgio Napolitano che, in un estenuante tour de force, incontra tutte le principali forze politiche.
Saliti al Quirinale Silvio Berlusconi e Angelino Alfano con i rappresentanti del partito. Con loro anche il neo governatore della Lombardia, Roberto Maroni. Il segretario del Carroccio ha annunciato la sua presenza al Colle su Twitter parlando di "nuove (inutili?) consultazioni". La posizione di Pdl e Lega Nord non cambia: il centrodestra è disposto a sostenere un governo di coalizione "con Pdl, Pd, Lega, Scelta civica" che faccia le riforme principali. "Siamo disponibili a che il Pd avanzi una sua candidatura. Ci va bene la candidatura di Bersani, come ci vanno bene altre candidature", ha detto Berlusconi subito dopo l'incontro con Napolitano. "Un governo politico e non tecnico", ha precisato Maroni. "Non c'è stata nessuna discussione sul Quirinale", ha aggiunto il Cavaliere, "Prima si fa il governo e poi si pensa al Presidente della Repubblica".
Non c'è invece Beppe Grillo, che il 20 marzo era entrato da Napolitano mimando il gesto dei soldi. Questa volta i capigruppo Vito Crimi e Roberta Lombardi sono andati al Quirinale da soli, dopo aver comunque sentito il leader del M5S al telefono. Il comico questa mattina ha però fatto una telefonata "di cortesia" al Presidente della Repubblica. Dopo il no categorico su tutti i fronti a Bersani, i grillini restano irremovibili: "Vogliamo l'incarico. Non voteremo la fiducia a governi di altri partiti o a "pseudo-tecnici". Quest'ultima ipotesi era circolata da durante la riunione, ma era stata smentita categoricamente da Grillo. Crimi e Lombardi, comunque, non hanno ancora voluto rivelare il nome del possibile premier, nonostante l'insistenza dei giornalisti: "Nel momento in cui Napolitano dovesse dare incarico al M5S noi in brevissimo tempo daremo al Presidente nome e programma", ha ribadito il capogruppo al Senato.
Da parte di Scelta Civica è arrivato l'ok a un governo di larghe intese con Pd e Pdl. Il coordinatore politico, Andrea Olivero, ha proposto al Colle "esplorazioni per andare a verificare le compatibilità programmatiche, per entrare nel merito delle gradi questioni e delle soluzioni cui ciascuno ha lavorato in questi mesi per vedere la possibilità concreta di una convergenza che dia vita a un governo che possa affrontare i problemi del Paese". Del tutto contrario a un'idea di larghe intese Nichi Vendola, che non vede nel Pdl "un alleato possibile".
A parlare per il Pd dopo le consultazioni è il vice segretario Enrico Letta: "Le aspre contrapposizioni e lo scontro fra le forze politiche degli anni scorsi e che hanno avuto un momento ancora più duro alla fine della scorsa legislatura rendono non idoneo un governissimo tra le forze politiche tradizionali. Non sarebbe la risposta alla domanda che viene dal Paese". Poi prosegue: "Al Presidente della Repubblica abbiamo espresso fiducia piena e profonda gratitudine, dicendo che non mancherà il nostro supporto responsabile alle decisioni che lui prenderà in queste ore".
In serata arriva il commento di Angelino Alfano, segretario del Pdl: "Mai e in nessun caso il Capo dello Stato, nei colloqui con noi, ha preso in considerazione e quindi neppure avanzato ipotesi di cosiddetti governi del Presidente o istituzionali o tecnici, che avrebbero visto comunque la contrarietà non solo nostra, ma della enorme maggioranza degli italiani, dopo la fallimentare esperienza del
governo Monti. A questo punto, la responsabilità ricade unicamente e storicamente sul Pd. Ora il Pd raccoglie ciò che ha seminato. A questo punto, ci rimettiamo con fiducia alle valutazioni del Presidente Napolitano".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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