Il nome di chi stasera a Palermo si aggiudicherà la palma di vincitore delle primarie più avvelenate che la sinistra abbia mai celebrato, è quasi un dettaglio. Perché la partita vera che si gioca nel capoluogo siciliano, altro che referendum per scegliere il candidato sindaco, è la resa dei conti interna ad un partito, il Pd, che molto bene non sta in generale ma che in Sicilia è proprio in pezzi. E infatti si ritrova con ben tre candidati specchio di altrettante correnti: Rita Borsellino, eurodeputata Pd senza tessera del Pd, lanciata da Nichi Vendola e sostenuta dal segretario nazionale Pier Luigi Bersani, ma pure da Idv; Fabrizio Ferrandelli, Idv ripudiato dai dipietristi ma sostenuto dalla parte del Pd che in Sicilia è forte, quella che fa riferimento a Giuseppe Lumia e che è alleata con il governatore ribaltonista Raffaele Lombardo (Mpa); e Davide Faraone, unico iscritto Pd in corsa alle primarie, rottamatore sostenuto da Renzi e dal suo spin doctor Giorgio Gori, in rotta di collisione con la segreteria nazionale. Quarto incomodo, Antonella Monastra, consigliere comunale di sinistra sganciata dalle beghe democratiche.
Primarie dei veleni, quelle di Palermo. I veleni di Faraone contro Bersani&C., accusati di avere foraggiato economicamente - cosa vietata dal codice etico - la campagna della Borsellino (il comitato di garanzia del partito ha però bocciato il suo ricorso). I veleni della giornata di chiusura delle primarie, con una telefonata di minacce di morte all’indirizzo della Borsellino arrivata alla sede del Pd. I veleni legati alla partita vera di queste primarie: se vince la Borsellino vince Bersani ma vince anche il no all’alleanza in Regione con l’Mpa e il Terzo Polo; se vince Ferrandelli la bocciatura è per Bersani e per il segretario regionale del Pd, Giuseppe Lupo; se vince il rottamatore Faraone Bersani è comunque sconfitto.
Che accadrà? Il risultato non è affatto scontato. La Borsellino, favorita sulla carta in partenza anche per il sostegno degli apparati di segreteria, sembra in affanno. Lo dicono le presenze alle convention, che non hanno registrato il pienone che invece ha totalizzato, senza il supporto esterno di grandi big, lo sfidante principale, l’Idv ribelle Ferrandelli. E poi c’è anche Faraone, che ha un buon consenso. Lo scenario più fosco per Bersani è l’eventuale vittoria del dipietrista ribelle: non solo il peso dell’ennesima sconfitta, dopo Genova; non solo la perdita della segreteria siciliana, sui cui già pende una mozione di sfiducia; ma anche il rischio che la sinistra arrivi dilaniata pure alle urne, visto che Leoluca Orlando, che per la Borsellino ha fatto un passo indietro rinunciando a candidarsi, potrebbe cambiare di nuovo idea e scendere in campo. Chi la spunterà? Nel 2007 l’affluenza fu di circa 19mila elettori. Alcuni dicono che se ci sarà un incremento la vittoria della Borsellino sarà più certa.
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