Cronache

"Assaggiavo i pasti di Hitler e vi dico che era vegetariano"

"Ogni volta avevo il terrore di rimanere avvelenata". Carne e pesce erano banditi lui venerava gli animali

Mangiava verso l'una Hitler, solo verdura e frutta, in base ad uno stretto regime vegetariano. Delicatezze introvabili in tempi di guerra. Asparagi e piselli tenerissimi, peperoni dolci accompagnati da riso e insalate. A descrivere nel dettaglio i pasti del dittatore nazista è Margot Woelk, l'unica assaggiatrice ufficiale del Kaiser rimasta in vita. A novantacinque anni, questa signora ancora capace di sfoggiare un trucco marcato e un caschetto di capelli color argento, ha consegnato per la prima volta ai giornali britannici le memorie dei due anni della sua vita trascorsi a seguito del Führer, della sua amante Eva Braun e dei suoi più stretti collaboratori. Margot faceva parte di una vera e propria «squadra», il cui unico compito consisteva nell'assaggiare il cibo destinato alla tavola hitleriana in modo da sventare eventuali tentativi di avvelenamento. Dopo l'evacuazione di Berlino, la signora fu portata dalle SS nel quartier generale hitleriano sul fronte occidentale, nell'attuale villaggio polacco di Parcz. A quel tempo suo marito era al fronte e Margot avrebbe dovuto vivere con la sua suocera, invece si ritrovò a far da scudo ad Hitler. Un incarico che ricorda come fosse ieri e che sembra suscitare ancora sentimenti contrastanti. Il terrore di morire, la sorpresa per quella dieta da cui ogni genere di carne animale era bandita, forse l'inconfessabile attesa di un pasto decente. «Eravamo tutti spaventati- ha raccontato al Times - se quel cibo fosse stato avvelenato non sarei qui oggi. Eravamo costretti a mangiarlo, non ci era stata data una scelta». I pasti venivano assaggiati tra le 11 e le 12, poi venivano serviti soltanto dopo un'ora in modo da essere certi che nessun veleno vi fosse stato aggiunto. Margot doveva essere disponibile ogni giorno, ma veniva chiamata soltanto quando arrivava il treno personale di Hitler. Così, mentre milioni di ebrei venivano massacrati nei campi di concentramento di mezza Europa, Hitler si nutriva d'insalata per risparmiare la sofferenza ad ogni genere animale. La signora Woelk non ricorda infatti di aver mai toccato alcun tipo di carne o di pesce. Il trattamento di favore riservato alle bestie rispetto agli esseri umani emerge più di una volta come parte integrante della lucida schizofrenia nazista. Basti pensare che nel 1933, quando il partito nazista salì al potere, in Germania vennero promulgate diverse leggi per la protezione degli animali, alcune delle quali rimangono vigenti ancora oggi come viene raccontato dalla rivista Psichology Today. «Chi maltrattava un cucciolo poteva venir condannato a due anni di prigione - si legge in un articolo del 2011 - e sempre i nazisti misero al bando la produzione di foie gras e proibirono il taglio senza anestesia delle orecchie e della coda dei cani. Allo stesso tempo anche le ricerche scientifiche sugli animali troppo invasive vennero limitate al minimo necessario». Un protezionismo capace di spingersi a livelli ossessivi soprattutto se rapportato allo sterminio di sei milione di ebrei. Mentre i loro padroni venivano trasportati ai campi di sterminio, sui cani degli ebrei si praticava l'eutanasia dolce, per ucciderli senza che soffrissero.

Margot Woelk riuscì a salvarsi nel 1944, grazie all'aiuto di un ufficiale tedesco e scappò a Berlino nascosta a bordo del treno di Joseph Goebbels dopo che Hitler aveva già abbandonato il quartiere generale.

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