Olanda, dalle urne esce un voto filo-europeo

In testa liberali e socialisti, crolla la destra di Wilders

Olanda, dalle urne esce un voto filo-europeo

Quasi 13 milioni di olandesi hanno votato ieri nelle elezioni anticipate seguite con attenzione in tutta Europa, ma nelle quali i primi risultati assegnano una vittoria alle forze moderate e pro-euro, tagliando fuori le ali euroscettiche del frammentato schieramento politico del Paese. I due maggiori partiti, i liberali conservatori del premier uscente, Mark Rutte, e i laburisti di Diederik Samsom, entrambi filoeuropei ma con accenti diversi, sono, secondo i gli exit pool diffusi dopo la chiusura delle urne alle 21 di ieri sera, avviati a occupare quasi la metà dei 150 seggi in palio, e l'incertezza riguarda solo chi dei due, appaiati nei sondaggi con 35 seggi ciascuno, prevarrà, seppure di poco, e riceverà quindi l'incarico di formare il governo.

Pare comunque inevitabile un'alleanza tra i due partiti, negata in campagna elettorale, con la probabile aggiunta di almeno un terzo alleato, in funzione di junior partner, che gli analisti individuano nell'altrettanto filoeuropeo partito democratico centrista di Alexander Pechtold, accreditato a 11 seggi. Non sembra al momento all'orizzonte un'alleanza con i cristiano-democratici del Cda di Sybrand van Haersma, penalizzato nei sondaggi e i cui elettori non perdonano la precedente alleanza con l'ultradestra di Geert Wilders, che in aprile fece poi cadere il governo che appoggiava dall'esterno per non avallare pesanti tagli al bilancio chiesti dall'Ue. Del resto, il Pvv di Wilders è in forte calo (da 24 a 11 seggi) come è stata ridimensionata la sinistra antieuropeista del leader socialista (Sp) Emile Roemer (inchiodato a 15 seggi), che fino a qualche settimana fa era la star della campagna elettorale ma che poi ha finito per perdere consensi a favore del socialista Samsom.

Tutte le previsioni fanno però intravedere lunghe trattative per formare una maggioranza dai contorni ancora incerti. I partiti in lizza erano 21, eletti con un sistema proporzionale puro con un unico collegio nazionale. Solo un decina , però, dovrebbero farcela ad entrare alla Camera dei Deputati.

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