Milano Solo un argomento ormai è riuscito a superare il primato del calcio nei bar: le tasse. Ivie, Tobin Tax, Tares, aumento dell'Iva al 22%. Non si parla d'altro. La pressione fiscale salirà al 45,3% nel 2013. E tutto questo grazie alle cinquanta sfumature di Monti: da innocuo sacerdote inviato da Napolitano a salvare l'Italia, a spietato sanguisuga dei contribuenti, fino a dispensatore di agende. E per non farsi mancare nulla, ma proprio nulla, da oggi nelle nostre vite è piombato «Ser.p.i.co.», acronimo di Servizi per i contribuenti. Niente più segreto bancario. I nostri dati sensibili, conservati nei sotterranei romani della Sogei, la società che si occupa dei servizi informatici dello Stato, impacchettati in duemila server, d'un tratto e senza autorizzazione sono diventati trasparenti, a disposizione da questo super poliziotto da un milione di miliardi di byte di memoria che ronza 24 ore su 24 nella vita della gente.
Una vera e propria arma letale nella lotta all'evasione ma soprattutto la chiave forgiata dal buon Monti e dall'altro paladino del Fisco, Attilio Befera (Agenzia delle entrate), per rimpinguare l'Erario. I nostri conti correnti, i titoli che abbiamo in banca e tutte le nostre operazioni sopra i mille euro sono ora un libro aperto per il Fisco. Il Grande fratello dell'Agenzia delle entrate utilizzerà le 22.200 informazioni al secondo che transitano dai suoi processori per stanare gli italiani che ogni anno sottraggono allo Stato qualcosa come 120 miliardi.
Fino a qui il lato positivo dell'acchiappa-evasori targato Monti-Befera. Ma c'è anche la parte brutta. Tra tutte le banche dati collegate online con l'Einstein della Sogei (catasto, demanio, motorizzazione, Inps, Inail, dogane, registri) il Fisco potrà conoscere in qualsiasi istante le auto, le case, i terreni, eventuali aerei e barche intestate ad ogni contribuente italiano e incrociarle con le loro dichiarazioni dei redditi. Serpico ne macina quasi 31 milioni all'anno e scova pure tutte le nostre utenze (luce, gas, acqua) sottolineando spese sospette, polizze assicurative, operazioni dove è stato utilizzato il codice fiscale, persino le iscrizioni in palestra o allo Yacht club. Il lavoro sporco poi lo fanno i duemila server: incrociano i dati, verificano le anomalie. E quando individuano il sospetto mandano in automatico un alert informatico alla direzione dell'Agenzia delle entrate che procede all'accertamento. In caso di incongruità, l'amministrazione statale procederà a contestare le dichiarazioni fornite dal cittadino. «È allarmante - commenta il tributarista Gianluca Timpone - soprattutto la monitorizzazione dei dati bancari che non mettono a riparo il contribuente da ipotetici ulteriori azioni di verifica fiscale. Il fatto che la nostra ricchezza sia messa a conoscenza di soggetti estranei, può mettere a rischio la nostra incolumità».
E se dopo averle messe (le tasse) ora il Monti elettorale promette di toglierle, l'Agenzia delle entrate, su mandato del
premier, dimostra che lo Stato di polizia fiscale in Italia esiste eccome. Anche Cetto La Qualunque ironizzava: «Le tasse sono come la droga. Se le paghi una volta, anche solo per provare, finisce che ti prende la voglia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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