RomaRischia di pagare tutto lei. I conti nei ristoranti-solo-pesce. Le cravatte di Marinella. I soggiorni nei resort. Tutto sul conto di Renata Polverini, prima presidente donna della Regione Lazio. Sull'orlo di una crisi di nervi. E forse delle dimissioni.
Lasciare la Pisana sarebbe un pegno pesante da pagare per colpe non sue. La giunta da lei presieduta nulla c'entra con il consiglio regionale e ancora meno con le attività dei gruppi. Eppure Polverini un pensierino ce lo sta facendo davvero. Un atto di orgoglio e di rabbia (muoia Sansone e tutti i Flistei) nei confronti di un partito, il Pdl, dal cui establishment non si è mai sentita accettata. salvo naturalmente Silvio Berlusconi, suo sponsor e tifoso nella campagna elettorale. E il pasticciaccio della mancata presentazione delle liste nella primavera 2010 che rischiò di compromettere la sua elezione, oltre che un concentrato di imperizie e cialtronerie a lei appare ora come un lapsus freudiano collettivo. Renata è donna, restia alle logiche partitocratiche, testarda: insomma, fondamentalmente ingestibile.
Mai come ora però il punto di rottura è vicino. Polverini è uscita furibonda dalla riunione fiume in cui giovedì i vertici del Pdl regionale hanno sostanzialmente preso tempo, affidando la patata bollente alla segreteria nazionale del partito: lei aveva chiesto misure drastiche e rapidissime per dare un segnale forte, prendere le distanze dalle eventuali mele marce e salvare il salvabile della sua amministrazione. E invece niente. «Per quanto mi riguarda non partecipo più a queste riunioni e quindi aspetto l'esito del Pdl. Dopodiché deciderò che cosa fare. Se Fiorito è stato sospeso? Chiedetelo al Pdl sono cose che riguardano il Pdl, non riguardano me», la sua dura requisitoria giovedì sera. E come ogni volta in cui sente mancare il terreno sotto i suoi piedi, l'ex sindacalista sente il bisogno di rassicurazioni da Berlusconi. L'incontro tra i due non ci sarebbe ancora stato, ma Polverini è stata «coccolata» a lungo da Angelino Alfano.
Né l'umore della governatrice è migliorato molto ieri alla notizia dell'autosospensione di Franco Fiorito, l'ex capogruppo indagato per peculato. Il partito avrebbe perso un'occasione per dare una prova di forza. Ne è convinto anche il consigliere pidiellino Fabrizio Santori: «Cosa vuol dire autosospensione? Se realmente i vertici del Pdl vogliono evitare che si infanghi il lavoro di tanti altri rappresentanti sul territorio, abbiano il coraggio di fare delle scelte serie altrimenti meglio tornare a casa». Una fermezza richiesta da altri esponenti del Pdl come il sindaco di Roma Gianni Alemanno: «Il Pdl deve fare molta chiarezza al proprio interno». È in allarme anche Teodoro Buontempo, presidente della Destra e assessore alla casa della giunta Polverini: «Se non vengono decisi dal Pdl urgenti provvedimenti si rischia, oltre che una perdita di credibilità, anche di rallentare l'azione di buon governo che la Giunta Polverini ha fino a oggi portato avanti». Mentre da sinistra non si perde l'occasione di sparare ad alzo zero. Angelo Bonelli, consigliere regionale dei Verdi, invoca «elezioni subito» per «sanare la grave questione morale che corrode la Regione Lazio». Ed Esterino Montino, capogruppo Pd, parla di una Polverini «all'angolo», che «da questa vicenda esce politicamente ridimensionata nel suo ruolo di capo unico e indiscusso».
Se poi Polverini resterà in sella, come è probabile, lo farà per spirito di servizio, per la consapevolezza che il Lazio dopo di lei tornerebbe probabilmente in mano al centrosinistra, per dimostrare che molto di buono c'è in quello che ha fatto in questa prima metà di mandato.
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