
Vedete? Alla fine ci siamo arrivati. È dall'ultimo 25 aprile che dicevano che il prossimo 25 aprile non ci sarebbe stato. Vietato da questo governo di destra. Anzi di destra-destra! Meglio: di fascisti! E invece, più o meno sobrio, nonostante tutto, eccolo qui. Come l'anno scorso, come l'anno prossimo.
Della Liberazione, grazie a Dio e all'Anpi, non ce ne libereremo mai.
È che noi italiani restiamo inguaribili democratici. E tutto è sempre uguale, ogni 25 aprile. La destra sbuffa, la sinistra urla, la destra manca, la sinistra canta. Bella ciao. Lo spirito della Resistenza. Le stesse polemiche. La stessa retorica. Lo spauracchio di uno strisciante ritorno del fascismo, la brigata ebraica fischiata, «Meloni boia» e poi tutti da Lilli il 25 sera.
E poi non è vero che gli italiani si dividano in fascisti e antifascisti. Sono nello stesso tempo tutti fascisti e tutti antifascisti, a seconda delle convenienze. Soprattutto oggi in cui il «Non possiamo non dirci antifascisti» è diventato «Decidiamo noi cosa è fascista» e «Ora e sempre resistenza» si è stemperato in «Dipende dal contesto».
E così, rieccoci qua, come ogni anno, al 25 aprile. Tranquilli. Non ce lo toglie nessuno. Arriva sempre. Il 25 aprile è come il Natale. Come Sanremo. Come il canone Rai. Sì! Ecco.
La giornata del 25 aprile è una tassa. Necessaria e inesorabile.Solo una cosa. A guardare quanto sono intolleranti e rancorosi questi antifascisti, viene il sospetto che certi guardiani della Liberazione siano forse peggio di ciò di cui ci liberammo.
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