Ora Renzi minaccia Letta: se non governa vada a casa

Il sindaco detta l'agenda all'esecutivo: "Presenterò una proposta per abolire il Porcellum e fermare il proporzionale"

Ora Renzi minaccia Letta: se non governa vada a casa

«Sullo spaghetto al tonno ci va il parmigiano?», chiede Claudio. La risposta del sindaco è drastica: «No, sul pesce no parmigiano». Poi chiosa: «A domanda stupida, risposta ancora più stupida».

Ieri, per un'ora, Matteo Renzi si è esposto in diretta video al popolo dei social network, che via Twitter lo ha bersagliato di domande. Una valanga: in pochi minuti, l'hashtag #matteorisponde è balzato in testa alla classifica dei più seguiti dalla rete. Renzi ha mandato alcuni messaggi chiari. Al Pd (chiedendo trasparenza sui bilanci: «Dove sono finiti soldi delle altre primarie?»). Alla Cgil, che non rappresenta più i lavoratori ma «i pensionati», e di cui «non saremo cinghia di trasmissione». E soprattutto al governo: a chi gli chiede se il «suo» Pd continuerebbe a sostenere Letta anche dopo una scissione Pdl, lui replica che «la vita del governo è indipendente dalle scissioni o meno di Berlusconi: lo si è visto anche un mese fa».

Letta quindi ha comunque i numeri per governare, il problema è se saprà impiegarli: «Il governo deve fare alcune cose: affrontare il problema del lavoro, riformare la Costituzione, abolire il bicameralismo paritario». Quindi l'invito: «Letta lavori per l'Italia» e non - sottinteso - solo per durare. Più diretto e insidioso, però, è l'affondo di Renzi sulla legge elettorale, e la sua dichiarazione di guerra al proporzionale, «ossia la legittimazione delle larghe intese per sempre». Prima delle primarie dell'8 dicembre, promette, «presenterò la mia proposta, quella del “sindaco d'Italia”: una legge grazie alla quale si sappia subito chi ha vinto». E si dice fiducioso che «in Parlamento avremo i numeri per fermare il proporzionale».

L'accusa del sindaco, rivolta anche a parte del Pd, suona come un altolá: «La riforma deve essere seria, non una misera occasione per sfangare il giudizio della Consulta. Non si passa dal Porcellum al Porcellinum». Insomma, il governo è avvertito: se volesse usare «il rischio Corte costituzionale» per varare un decreto, concordato col Pdl, che corregga il Porcellum e renda invalicabile la soglia del premio di maggioranza (col risultato di riproporzionalizzare il sistema), il nuovo segretario del Pd è pronto a mettersi di traverso. I sondaggi, d'altronde, lo premiano: oltre il 70% degli interpellati dal sondaggio commissionato dal quotidiano Europa punta sul sindaco, contro il 15% di Cuperlo.

La legge elettorale può dunque diventare il primo terreno di scontro tra Renzi e il governo. Mentre il sindaco rispondeva su Twitter, al Senato veniva bocciata in Commissione, con i voti di Pdl e grillini, l'opzione pro-doppio turno del Pd.

Durissimo il renziano Roberto Giachetti, da più di un mese in sciopero della fame anti-Porcellum: «Sarà perché al Senato il Pd non ha i numeri che Anna Finocchiaro ha brigato per scippare la legge elettorale alla Camera? Quindi era una chiara scelta politica per non far nulla».

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