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Ora Renzi prova a far cadere Letta

Sgambetto al governo sulla riforma della legge elettorale: il Pd lo salva, ma si spacca

Ora Renzi prova a far cadere Letta

I Pd sono già due. Quello di Epifani, che fa quadrato attorno al governo in attesa di regolare i conti al congresso, e quello di Renzi, che a Letta di tempo non vuole darne perché semmai il giochino dell'asse col Pdl funzionasse addio sogni di gloria per il sindaco di Firenze. I deputati renziani ci hanno provato ieri a creare l'incidente fatale. La vicenda è di quelle complicate e noiose, cioè la presentazione di una mozione che riguarda il cambio della legge elettorale non concordata con gli alleati. Il classico giochino parlamentare per provocare zizzania e spaccare sia il proprio partito sia le alleanze.
Quel furbo di un Renzi ha davvero fretta di far cadere il governo e gioca sporco a tutto campo. Conta sulla complicità dei grillini fuori controllo, dei vendoliani col dente avvelenato nel vedere berlusconiani al governo, di bersaniani in crisi di identità e di scalpitanti giovani pidiellini contrari al governo Letta. Già me lo vedo, il sindaco faccia d'angelo, respingere sdegnato le accuse da buon democristiano qual è: chi? Iooo? Ma se Letta è come un fratello!
Non c'è da credergli. Renzi è un gran figlio di buona donna (detto con rispetto alla madre) e nei suoi piani c'è anche quello di spaccare il Pdl. Come? Semplice: mettere di continuo Alfano davanti a un bivio. Da una parte il dovere di lealtà al governo, dall'altra quella al partito di cui è segretario. Le due cose non sempre sono facilmente conciliabili e nel Pdl cresce il nervosismo, anche nei confronti di Alfano, per queste continue zeppe che rallentano l'efficacia del governo e penalizzano il partito.

Per esempio ci si chiede, e si chiedono gli elettori: riuscirà in queste condizioni di guerriglia Alfano a tenere duro sull'impegno preso di non aumentare l'Iva a luglio? Noi pensiamo di sì, e se per sciagurata ipotesi la cosa non fosse possibile, Renzi o non Renzi, siamo certi che Alfano saprà trarre le ovvie e legittime conclusioni. Cioè rispondere alla domanda: che ci stiamo a fare in un governo di tassatori per di più impestato da regolamenti di conti dentro la sinistra?

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