Il rosso della Santa Prassede di Vermeer invece del rosso Valentino. Ecco una delle tante belle sorprese offerte dall'incantevole collezione del prossimo inverno in passerella ieri pomeriggio a Parigi. Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli sono partiti dalla stupenda mostra sul secolo d'oro dell'arte olandese alle Scuderie del Quirinale fino allo scorso gennaio per ricostruire con i vestiti quell'atmosfera di grazia, rigore e sensuale compostezza che permea i quadri del cosiddetto Maestro di Deft. Da qui alla creazione di un vero e proprio mondo il passo è stato breve ma veramente ardito perché ciò che ha colpito i due designer non sono tanto gli abiti e le cuffie delle signore ritratte in quei bellissimi quadri, quanto l'idea che sta dietro alla rappresentazione delle donne nei momenti privati: rendere sublime la normalità. Tradotto in moda tutto questo significa esaltare il volto con meravigliose scollature, le stesse di quando le donne venivano chiamate madonne ma con un'interessante studio di costruzione all'altezza delle spalle che aggiunge grazia senza togliere vigore ai muscoli femminili dei nostri giorni. I celebri pizzi fiamminghi di Anversa oppure Bruges sono riprodotti in pelle e questo colpo di modernità nel materiale permette di riproporre delicate collarette che avevano la precisa funzione di illuminare i severi abiti scuri delle seguaci di Calvino.
Non manca l'ermellino riprodotto con intarsi di visone nero sul bianco. Poi ci sono le pettorine con un'aria chissà come sensuale visto che si tratta dell'indumento virginale per eccellenza, le collane di perle borchiate quasi come reazione al perbenismo intrinseco dell'oggetto, abiti e cappotti smerlati con pennellate di luce date dall'inserto in velo trasparente e l'indimenticabile vestito da sera ricamato a microperline per riprodurre la rifrazione luminosa dell'orecchino di perla sul volto della ragazza. Il vero colpo di teatro arriva con gli abiti decorati dagli inconfondibili fiori azzurri delle ceramiche di Deft che a loro volta riprendono i motivi delle porcellane cinesi perché nel XVII secolo gli olandesi erano i più grandi viaggiatori del mondo. Valentino nel senso di Garravani dietro a ogni modello avrebbe preteso uno studio enciclopedico sulle differenze tra la pittura fiamminga e quella danese.
I suoi successori scovano invece il fotografo Hendrick Kerstens che riproduce i quadri di Rembrandt, Memling o Vermeer ritraendo sua figlia con i sacchetti di plastica in testa al posto della cuffia e la carta merlata delle torte invece delle collarette calviniste.
Hedi Slimane talentuoso designer scelto per sostituire Stefano Pilati da Saint Laurent sembra del tutto privo di questa fantastica ironia e forse compie un operazione punk nel mandare in passerella con questa augusta firma una collezione grunge, ovvero il peggio che la moda ricordi. Lo stile è proprio quello, inventato a suo tempo da Marc Jacobs e Anna Sui, consegnato al mito da Courtney Love che si vestiva con dei vestitucci troppo corti da bambina sotto alle camicie a scacchi del marito Curt Cobain. L'unica differenza è che la disgraziata signora nota soprattutto per la sua incoercibile tossicodipendenza portava le calze a rete tutte strappate negli anfibi di ordinanza. Slimane fa invece sfilare le sue modelle con delle bellissime calze sane ancorché punteggiate di brillantini che luccicano invitanti a ogni passo ritmato dalla stupenda colonna sonora firmata da una garage band di San Francisco che si chiama Thee oh Sees. Resta da capire perché mai una donna dovrebbe spendere 3000 euro per un vestito da bambinaccia firmato Saint Laurent che senza dubbio verrà rifatto in due minuti d'orologio dai prontisti di tutto il mondo.
Certo ha fatto bene a togliere la Y di Yves dal marchio, perché Monsieur Saint Laurent una cosa simile non l'avrebbe tollerata.
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