Ora Storace sogna l'Msi: ventimila in piazza contro Monti Bin Loden

La Destra in corteo a Roma con forconi e slogan: "Silvio, stacca la spina". Scaricato pure Alemanno. Presente anche donna Assunta: "Mai amate le ammucchiate"

Ora Storace sogna l'Msi: ventimila in piazza contro Monti Bin Loden

Roma - Centinaia di bandiere trico­lore, forconi giocattolo, vessilli della Grecia posta sotto tutela. Francesco Storace porta in piazza a Roma 20mila persone per la sua manifestazione anti-governativa, una iniziativa che punta a tra­ghettare il suo movimento, La De­stra, fuori dal recinto della testi­monianza identitaria e ad inter­cettare il malumore popolare ver­so il governo tecnico.

Una prova di forza utile anche a solleticare le tentazioni degli ex An, ora nel Pdl, a disagio di fronte agli scenari neocentristi che ogni giorno tornano alla ribalta del di­battito politico. Non a caso Stora­ce sottolinea quanto gli abbia fat­to piacere l’«in bocca al lupo spe­ciale » arrivato da Ignazio La Rus­sa, «una telefonata e un pensiero molto bello da parte sua».

Del tutto diverse le considera­zioni su Gianni Alemanno: «Oggi è il suo compleanno e io mi prepa­­ro a fargli la festa. Si poteva fare un progetto politico insieme. Lui ha preferito continuare a flirtare con la democristianeria». Un risenti­mento che si mescola con la vicen­da riguardante la figlia di Giorgio Almirante, Giuliana, per la quale Storace aveva chiesto un posto in giunta. «Ci aveva detto che si sa­rebbe impegnato. A lui dico: non sei stato capace di dedicare una strada a quel grande uomo che fu Almirante. Ci ha detto, poi, che avresti potuto inserire Giuliana in una municipalizzata: ti devi vergo­gnare di aver potuto pensare di comprare la famiglia Almirante». Stoccate in sequenza alle quali il primo cittadino capitolino rispon­de con toni più istituzionali, ma comunque sfidando il compagno di tante battaglie a partecipare a primarie aperte in cui designare il candidato sindaco di Roma.

Durante il corteo gli slogan si concentrano soprattutto su Ma­rio Monti. Il più tenero suona così: «Monti, massoni fuori dai c...». Tanti i cori che chiedono elezioni. Ad aprire la marcia lo striscione «Sovranità monetaria», sorretto anche da Storace. C’è anche un tuffo nel passato per Teodoro Buontempo. Lo storico esponen­te dell’Msi prende il megafono e si lancia nella parafrasi di un vec­chio slogan: «Contro il governo la gioventù si scaglia, boia chi molla è l’inno di battaglia».

A piazza Bocca della Verità per il gran finale c’è anche donna Assunta Almirante. «Sono qui per­ché voglio bene a Francesco. Se so­no qui contro Monti? Io ho l’im­pressione che non ci sia un gover­no: io ricordo Berlusconi». Il comi­zio di Stora­ce si muove sul filo del­la denuncia del rischio di margina­lizzazione di una comunità politi­ca.

«Silvio, stacca la spina, non sta­re con chi cantava Bella ciao sotto casa tua quando ti sei dimesso». «Sento fare i nomi di Alfano, Casi­ni e addirittura Maroni come can­didati», continua Storace. «Non un solo uomo che venga dalla sto­ria gloriosa dell’Msi e di An. È la maledizione di Fini che si abbatte sulla nostra gente. È lui che ha vo­luto questa sciagurata avventura del partito unico. C’è stata la vicen­da­di Montecarlo e le lotte sul patri­monio di An, tutto questo ci fa schi­fo! Siate trasparenti e date tutto al­la povera gente».

Poi un passaggio sulla legge elet­torale. «Bastano due righe: al popolo sovrano il diritto di scegliere deputati e senatori. E, soprattut­to, basta con i ragazzi dell’83. Ba­sta con i Fini, Veltroni, Bersani da 30 anni in politica. A loro dico: an­date a casa, la politica si può fare anche dai domiciliari».

Infine, an­cora una frecciata a Monti: «Lo de­nunceremo per appropriazione indebita perché ha turlupinato chi aveva in casa le vecchie lire per un valore di circa un miliardo e mezzo di euro. E poi noi non sorri­d­eremo mai compiacenti alla Me­rkel e a Sarkozy, noi ripudiamo le cricche al governo, siamo gli unici ad esprimere solidarietà al carabi­niere sbeffeggiato dai No Tav, ai nostri marò in India».

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