Non ci fossero gli smartphone, i capelli imbiancati dei fedelissimi riemersi come fantasmi per ascoltare l’annuncio, l’accenno alla foto di Vasto da strappare, sembrerebbe di essere tornati ai primi anni ’90. Allora la cosiddetta «primavera» nasceva, con Leoluca Orlando. Oggi è primavera, c’è sempre Leoluca Orlando, ma la storia è tutt’altra. Perché la pagina che il portavoce di Idv scrive, candidandosi a sindaco per l’ennesima volta con l’obiettivo dichiarato di far perdere il candidato ufficiale della sinistra Fabrizio Ferrandelli, stavolta parla d’altro: parla di demolire, di distruggere la sinistra, il Pd e pure Vasto; e mira a fare il punto, sulla sua forza personale. Con buona pace di Palermo e dei suoi mille problemi, in parte anche figli - vedi i precari che mettono a ferro e fuoco la città - dei 12 anni di Orlando sindaco.
Mette tristezza, questo déjà vu. Il «tutto cambi perché nulla cambi» di gattopardiana memoria, rappresentato plasticamente da Orlando, fedelissimi e cronisti stipati - la sala scelta per l’annuncio della candidatura è minuscola, perfetta per creare l’effetto folla - è l’emblema dell’immobilismo di una città che sa andare solo indietro, come i gamberi. Cambiano i nomi, i bersagli. Ma l’Orlando furioso è uguale, ciuffo ribelle e sudore copioso inclusi. E l’Orlando furioso spara parole velenose, oggi come 20 anni fa. Capitolo Vasto, il ritratto di Bersani, Vendola e Di Pietro già strappato dall’esito delle contestate primarie palermitane, con la candidata di Pd, Sel e Idv, Rita Borsellino, bocciata. Orlando rincara la dose: «Se qualcuno evoca la foto di Vasto – pontifica – io che a Vasto ero vi posso assicurare che lì non era presente un presidente della Regione dell’altro schieramento indagato per mafia (per il reato di concorso esterno a carico di Lombardo la procura di Catania ha chiesto l’archiviazione, ndr) sostenuto da un partito che era nella foto di Vasto, cioè il Pd. Vi posso assicurare che nella foto di Vasto non era previsto né lo scambio di voti né le minacce agli elettori né la raccolta o l’incetta di certificati elettorali». Fatti dalla titolare di un’associazione che nel 2007, quando lui perse alle amministrative, faceva campagna elettorale per lui. Ma questo Orlando non lo dice.
Ne ha per tutti, l’Orlando furioso in versione a volte ritornano ma sono sempre gli stessi. Per Veltroni, che a muso duro lo ha bacchettato (mentre Bersani continua a tacere) sostenendo che candidarsi da solo calpestando il risultato delle primarie è uno sbaglio: «Onorevole Veltroni, quando facevi il sindaco di Roma non mi sono mai permesso di interferire sulle tue scelte. Perché non parli del tuo Pd che in Sicilia appoggia un governatore indagato per mafia?». Per Sel, che fino a qualche giorno fa flirtava con lui e che adesso ha deciso di sostenere Ferrandelli: «Anche Sel aveva parlato di primarie inquinate, ora prendo atto che ha scelto diversamente». E poi naturalmente per Ferrandelli, il suo pupillo che gli ha disobbedito due volte, prima candidandosi nonostante il suo veto, e poi accettando il sostegno della parte del Pd che, in Sicilia, sostiene il governo del ribaltone, alla Regione, di Raffaele Lombardo (Mpa): «Ferrandelli fino a un certo punto ha portato avanti un percorso virtuoso. Ma poi ha deciso di abbandonarlo legandosi ai due compari di Lombardo. È un candidato abusivo». L’ex delfino Ferrandelli, che pure è cresciuto alla sua scuola, chiosa: «Ha dovuto scoprire a sue spese che non mi faccio manovrare né da lui né da altri. Spero che recuperi il senno al ballottaggio».
Di incoerenza, visto che prima del voto aveva giurato che mai sarebbe sceso in campo, l’Orlando 2012 non vuole sentir parlare: «Chiedete al Pd che coerenza c’è nel sostenere un presidente della Regione indagato, e che coerenza c’è a parlare di primarie quando queste sono inquinate». Parla per slogan, Orlando, come sempre. Slogan che chi lo conosce bene anticipa a occhi chiusi: «Dopo avere avuto un sindaco abusivo come Cammarata qualcuno di voi pensa che i palermitani possano accettare un candidato abusivo perché eletto da primarie dopate?». E ancora i brogli futuri, che Orlando già prevede: «Andrò dal ministro dell’Interno per esigere la libertà di voto». Tocco di originalità: «Non vogliamo ricorrere ai nuclei speciali dell’Onu per avere un voto libero a Palermo».
Il monologo dura oltre un’ora. La polemica impazza. E su Facebook gira una foto. Ritrae da un lato Orlando, dall’altro i tre candidati del centrodestra. In mezzo, la scritta: «Scusate il disagio: sto lavorando per loro».
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