«In occasione di una recente audizione parlamentare Confprofessioni ha formulato al governo e al legislatore due proposte. La prima sottolinea Marco Natali, presidente nazionale di Confprofessioni mira ad ampliare il termine per l'adesione alla rottamazione-quinquies, includendo i carichi affidati alla riscossione fino al 31 dicembre 2024. Non si tratta solo di ampliare le opportunità per i contribuenti, ma di introdurre un principio di equità. Oggi esiste una disparità tra chi ha ricevuto le notifiche in tempi rapidi e chi, per inefficienze dell'amministrazione, ne è stato escluso. Con questa estensione vogliamo ristabilire parità di trattamento e rafforzare il rapporto di fiducia tra cittadini e Stato, rendendo la fiscalità più giusta e coerente».
Natali sottolinea che l'obiettivo è favorire la compliance fiscale, alleggerire il contenzioso e permettere ai contribuenti di regolarizzare la propria posizione in modo sostenibile. «Non si tratta di agevolare chi non paga aggiunge -, ma di offrire a chi vuole mettersi in regola la possibilità di farlo nel rispetto dello spirito dell'istituto. Un sistema fiscale moderno deve essere capace di comprendere le difficoltà reali e valorizzare la correttezza dei contribuenti».
La seconda proposta di Confprofessioni riguarda, invece, la soppressione dell'articolo 129, comma 10, del disegno di Legge di Bilancio 2026, che subordina il pagamento delle prestazioni professionali rese alla pubblica amministrazione alla verifica della regolarità fiscale e contributiva del professionista.
«È una norma ingiusta e irrazionale spiega il numero uno di Confprofessioni perché una prestazione correttamente svolta e fatturata potrebbe non essere pagata solo per una minima irregolarità. Questo rischia di bloccare i rapporti con la P.A., rallentando incarichi, liquidazioni e servizi».
Natali evidenzia anche la disparità di trattamento con altre categorie: «Un dipendente pubblico non subisce controlli di questo tipo prima di ricevere lo stipendio. Inoltre, la norma non prevede alcuna soglia minima di debito, rendendola sproporzionata e contraria all'articolo 48-bis del DPR 602/1973, che stabilisce verifiche solo per importi superiori a cinquemila euro».
Altro aspetto criticato è il carico burocratico aggiuntivo: «Si chiede al professionista di fornire documenti già in possesso della pubblica amministrazione, in violazione del principio del once only previsto dallo Statuto del Contribuente. Invece di semplificare, si rischia di complicare ulteriormente un sistema già gravato da lentezze e ridondanze».
Per Natali, la battaglia si lega direttamente al tema dell'equo compenso: «Un compenso equo non è solo un importo adeguato, ma anche certo e garantito nei tempi. Bloccare un pagamento per un'irregolarità marginale significa negare la dignità del lavoro professionale. I professionisti sono un presidio di legalità e competenza: lo Stato dovrebbe sostenerli, non penalizzarli».
«Con queste due proposte conclude Natali chiediamo una pubblica amministrazione moderna, capace di rispettare chi lavora e di favorire una fiscalità equa, trasparente e
coerente con i principi di efficienza e semplificazione. Solo così si può costruire un rapporto di fiducia reale tra cittadini, professionisti e Stato, condizione indispensabile per una crescita economica stabile e condivisa».