Il suo sport prediletto, da sempre, è distruggere. Lui fa, lui disfa, lui crea e lui manda in frantumi. È toccato in passato alla Rete, mandata al macello quando non gli è più servita come trampolino nazionale. Tocca, oggi, alla sinistra palermitana, Pd in primo luogo e a seguire Idv, che in Sicilia è ridotto a sua enclave personale. Sì, perché Leoluca Orlando, sindaco di Palermo per antonomasia visto che è stato seduto sulla poltrona più alta di Palazzo delle Aquile per 12 anni (dal 1985 al ’90, e poi ininterrottamente dal ’93 al 2000), finalmente getta la maschera, in vista del voto del 6 e 7 maggio. E ufficializza quello che tutti già sapevano, pure quando lui giurava e spergiurava «anche in aramaico» che no, questa volta era fuori gioco: lui, Leoluca Orlando, torna in campo e correrà per la carica di sindaco di Palermo. Per far perdere il suo ex pupillo, il vincitore delle primarie Pd Fabrizio Ferrandelli, «epurato» da Idv quando ha osato restare in pista nonostante il suo veto; e per sfasciare la sinistra, che a questo punto a Palermo rischia di non arrivare nemmeno al ballottaggio.
Lo «schiaffo» ai 30mila palermitani che alle primarie Pd hanno bocciato Rita Borsellino ma anche lui, che non ha mollato un attimo la candidata accompagnandola in piazze e mercatini (aveva coniato la formula «sindaco Borsorlando», perché agli elettori fosse chiaro che si sceglieva Rita ma si votava Orlando), sarà ufficializzato oggi. Incassato il via libera di Di Pietro (Tonino ha dichiarato: «Ciò che decidono a Palermo è come se lo decidessimo noi, Idv rispetterà la volontà di militanti, elettori, classe dirigente e della Sicilia»), ieri sera Orlando ha fatto un’altra piccola farsa: far passare la sua decisione al vaglio dei vertici provinciale e siciliano di Idv, alias i suoi fedelissimi, Pippo Russo e Fabio Giambrone. «Traditore», urla Ferrandelli, ricordando che Orlando, da portavoce di Idv, ha sottoscritto tutte le regole del tavolo delle primarie, ivi compresa quella che chi perde incassa e sostiene il vincitore. Rita Borsellino, che nelle ultime settimane si è appiattita sulle posizioni di Orlando invocando quotidianamente l’azzeramento delle primarie - convalidate dai garanti del Pd nonostante un’inchiesta della Procura per presunti brogli in due seggi, inchiesta che si è estesa anche agli uffici comunali che hanno rilasciato duplicati di schede elettorali - si defila senza schierarsi apparentemente con nessuno: «Il centrosinistra diviso – dice – è un male per Palermo. A questo punto il mio lavoro proseguirà senza una partecipazione diretta alle elezioni». «È uno sbaglio», avverte l’ex segretario Pd Walter Veltroni, mentre su Twitter il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa tenta invano di svegliare Bersani: «Che coerenza l’Idv – cinguetta – se questo è il patto di Vasto sarà meglio che il Pd rifletta seriamente».
Torna in campo, dunque Orlando. Furioso come sempre, secondo il copione che recita da oltre 20 anni. Del resto, il burattinaio delle primarie palermitane ridotte a tragicommedia è stato proprio lui, che ha cominciato a gridare «al broglio al broglio» a gazebo ancora aperti. E questo epilogo, la candidatura in nome della presunta legalità violata, è esattamente quello che lui aveva disegnato sin dall’inizio. Perché si candida Orlando? Sa benissimo anche lui che di vittoria non c’è speranza, «le grandi storie non si ripetono», ripeteva come un mantra nelle scorse settimane quando smentiva di volersi candidare. Sa bene anche che gli elettori, con lui e la Borsellino, hanno bocciato il vecchio, e lui sindaco lo è già stato per 12 anni, mica un giorno.
E sa pure, questa volta, di essere solo. Al suo fianco ci sono i suoi di Idv (altri, come l’eurodeputata Sonia Alfano, si sono schierati sin dall’inizio a fianco di Ferrandelli); Prc, che ieri con Ferrero gli ha ribadito il sostegno; i Verdi e qualche movimento. Il Pd siciliano, dopo aver tentato di trovare una soluzione unitaria - l’ipotesi era una candidatura Borsellino con Ferrandelli vicesindaco e in squadra gli altri partecipanti alle primarie - ha ufficializzato l’appoggio a Ferrandelli.
Persino Sel si è sfilato da lui. Insomma, la strada è in salita. L’obiettivo dell’Orlando furioso, però, non è vincere, ma sfasciare la sinistra. E quello, semplicemente con la candidatura, è già centrato. Il centrodestra può ringraziare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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