Il cammino per i sacramenti ai divorziati risposati è ancora lungo. Si procede, ma con molta prudenza. La Chiesa è attenta e partecipe del dramma di queste persone che hanno già alle spalle un fallimento matrimoniale. Non a caso parla di «accompagnamento pastorale ai fedeli». Tuttavia, chi prevedeva un'imminente ammissione all'eucarestia di coloro che hanno contratto seconde nozze deve ricredersi. Ieri il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, monsignor Gerhard Mueller nominato da Benedetto XVI e confermato un mese fa da Francesco, ha pubblicato un articolato intervento sull'Osservatore romano che può essere letto come un rallentamento di quello che molti osservatori ritenevano un percorso già su un piano inclinato. «Alla crescente mancanza di comprensione circa la santità del matrimonio - scrive il custode dell'ortodossia cattolica - la Chiesa non può rispondere con un adeguamento pragmatico a ciò che appare inevitabile, ma solo con la fiducia nello Spirito di Dio, perché possiamo conoscere ciò che Dio ci ha donato». In sostanza, non basta il fatto che nella società secolarizzata diminuiscano i matrimoni cristiani e aumentino i divorzi a far ridurre la componente sacramentale dell'unione tra coniugi e magari a ridimensionarne l'indissolubilità davanti a Dio. Misericordia per i casi specifici, certo. Ma il principio di dottrina non è in discussione.
Nel calendario del magistero una riflessione approfondita sulla materia è prevista nel Sinodo straordinario del 2014. Ma dopo il documento diramato pochi giorni fa dalla diocesi di Friburgo in Germania in cui si insisteva sulla necessità di «avvicinare» e «non escludere» i divorziati risposati, giunge ora l'intervento di monsignor Mueller, già vescovo di Ratisbona. Non è dato sapere se il pronunciamento di Mueller sia stato preceduto da una consultazione con Francesco. Tuttavia, lungi da relativismi e fughe in avanti, si tratta di un intervento pronto alla misericordia, ma fermo nella dottrina. Che appare in perfetta linea con la sensibilità pastorale di Bergoglio.
Sull'aereo di ritorno da Rio de Janeiro, dialogando sull'argomento con i giornalisti il Papa aveva osservato che «questo è il tempo della misericordia». E in continuità con il magistero di Benedetto XVI aveva detto che era urgente accelerare i tempi per la concessione della nullità per quei sacramenti celebrati «senza fede». Un mese fa, incontrando a porte chiuse il clero romano, aveva sottolineato che chi pone la questione solo nei termini dell'accesso alla comunione o no dei divorziati risposati «non capisce qual è il vero problema». Che è invece «problema grave, di responsabilità della Chiesa nei riguardi delle famiglie che vivono in questa situazione». Così ora Mueller manifesta comprensione rispetto a molti matrimoni «più spesso invalidi ai nostri giorni di quanto non lo fossero in passato, perché è mancante la volontà di sposarsi secondo il senso della dottrina matrimoniale cattolica e anche l'appartenenza a un contesto vitale di fede è molto ridotta. Pertanto, una verifica della validità del matrimonio è importante e può portare a una soluzione dei problemi. Laddove non è possibile riscontrare una nullità del matrimonio - continua il Prefetto - è possibile l'assoluzione e la comunione eucaristica se si segue l'approvata prassi ecclesiale che stabilisce di vivere insieme come amici, come fratello e sorella».
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