Una bugia di troppo rischia di far scivolare Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello ora in carcere, ancora più giù nell'inferno di principale sospettato per l'omicidio di Yara Gambirasio. Due incongruenze non convincono gli inquirenti e si sommano al test del Dna, alla polvere di calce ritrovata sulla ragazzina fino alla cella telefonica agganciata dal suo cellulare.
Bossetti ha infatti negato di fare spesso uso di lampade e sostenuto di abbronzarsi durante l'orario di lavoro ma i gestori del centro estetico distante 150 metri dalla casa della famiglia Gambirasio hanno potuto dimostrare, documentazione alla mano, che andasse almeno due volte a settimana. Non solo. Bossetti ha spiegato di ricordare con precisione i suoi movimenti nel giorno del delitto. Ha raccontato di essere tornato a casa dal cantiere con il suo furgone Iveco Daily, passando davanti alla palestra, tragitto che faceva di solito. Anche tralasciando il fatto che quel percorso avrebbe allungato la sua strada verso casa di circa 5 km, il muratore ha detto di aver visto di fronte al centro sportivo, mentre passava attorno alle 17.45, alcuni «furgoni con delle grosse parabole», quelli delle televisioni. L'allarme per la scomparsa di Yara, però, a quanto risulta agli investigatori, venne diffuso solo verso le 20.
Intanto, i legali di Bossetti hanno spiegato che rifletteranno fino all'ultimo (oggi è la scadenza del termine) prima di presentare l'istanza di scarcerazione.
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