nostro inviato a Parma
A taccuino chiuso, i pidiellini ducali ammettono l’inconfessabile verità. Domani e lunedì voteranno Grillo. «Non tutti, è evidente - dice un ex consigliere comunale - una parte del partito giocherà di sponda con Vincenzo Bernazzoli, il candidato della sinistra. Ma chi non ha parrocchie da difendere vota in libertà. E voterà l’alternativa», come ammette anche in mattinata da Radio Radicale Marco Pannella «a livello personalissimo...».
L’alternativa. Il «nuovo». L’«antipolitico». Quello che spazza via i partiti, di qualunque colore, in una città travolta da indagini e tangenti. I vigili che picchiano gli immigrati, i debiti nei bilanci comunali, gli amministratori che facevano la cresta sugli appalti, undici assessori su 13 indagati e un dodicesimo arrestato. E in tribunale si processa il simbolo di ogni scandalo, Calisto Tanzi. Quattordici anni fa Elvio Ubaldi inventò l’accordo tra centristi e civici, copiato un anno dopo da Giorgio Guazzaloca a Bologna, e Parma fu strappata alla sinistra. È finita con Piero Vignali, l’erede di Ubaldi, schiacciato dalle inchieste e lo stesso Ubaldi che ha mancato il ballottaggio.
Ed ecco la città di Maria Luigia divisa tra il ritorno al passato e l’incognita del nuovo. Davanti a questa scelta, molti nel centrodestra non hanno dubbi. I sondaggi darebbero in vantaggio proprio Federico Pizzarotti, il candidato dei grillini, che pure parte dal 20 per cento contro 39. «È una goduria vedere il nervosismo del Pd - dicono alcuni militanti del Pdl - Potevano segnare un rigore a porta vuota. La magistratura gli ha spianato la strada, stavano già decidendo quali dirigenti cambiare e come spartirsi gli uffici. Bernazzoli ha detto che il ballottaggio sarebbe stato come una finale di coppa contro una squadra di serie B».
Il centrodestra teme che si riformi l’asse di potere tra la sinistra, i sindacati, le coop imprenditoriali e sociali, una parte degli industriali e della finanza (l’economista Paolo Andrei, vicepresidente della Fondazione Cariparma, sarà assessore di Bernazzoli in caso di vittoria), qualcuno mormora anche la curia. I poteri cittadini stanno con il Pd. E allora chi non ha più nulla da perdere gioca a scombinare le carte. Ubaldi l’ha detto apertamente e il caso è diventato nazionale, con i deputati pdl Mario Mantovani e Maurizio Lupi a duellare sull’opportunità di schierarsi con il comico-demagogo, e addirittura Silvio Berlusconi a interrogarsi se il suo partito non debba reimparare da Grillo come rivolgersi agli elettori.
Ufficialmente il Pdl ha invitato a votare «secondo coscienza», ma per il deputato bolognese Fabio Garagnani «in questo momento deve prevalere un cambiamento politico». Il movimento 5 Stelle ha rifiutato ogni appoggio, come sempre, ma sta imparando presto l’arte della politica e non è escluso qualche baratto sottobanco. Nella vicina e un tempo ducale Piacenza, per esempio, vanno al secondo turno Andrea Paparo (Pdl) e Paolo Dosi (Pd): i voti scambiati tra centrodestra e grillini possono far comodo a entrambi, e così a Budrio e Comacchio, roccaforti rosse dove il ballottaggio tra candidati Pd e M5S è incerto. «Parma sarà la nostra piccola Stalingrado - ha detto Beppe Grillo, che ieri sera ha chiuso la campagna elettorale in piazza della Pilotta - abbiamo in mano una bomba atomica, siamo l’unica chance per evitare la dittatura».
Pizzarotti non è un dinamitardo. Come tutti i grillini d’Italia - a parte il capo - è un signor nessuno: un tecnico informatico che lavora in banca, non frequenta la Parma-bene e ha preso ferie soltanto per il ballottaggio «perché stavolta la partita si fa seria, ci vuole impegno a tempo pieno». Da persona normale ha fatto presa su tanta gente normale che non distingue più tra destra e sinistra e si convince facilmente quando gli proponi di non costruire inceneritori ma esportare i rifiuti in Olanda, avere scuolabus gratis e pure internet. Ammette: «Non abbiamo nessuna esperienza ma impareremo presto».
Il programma pentastellato è una giungla di divieti in campo ambientale con larghi vuoti sui temi che non sono «democrazia diretta», «trasparenza», «acqua pubblica», eccetera.
Ma in campagna elettorale Pizzarotti è apparso preparato e deciso, una sorpresa per molti, al punto che tanti astensionisti hanno deciso di votare al ballottaggio: all’ufficio elettorale del Comune sono arrivate oltre 300 richieste di nuove tessere. «Almeno qualcuno che si impegna»: questo è il ritornello che si sente ripetere, e che assottiglia i confini tra politica e antipolitica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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