Davvero, non si fa mancare niente. Dopo aver bocciato la Consulta che aveva bocciato le sue tesi, Antonio Ingroia apre un altro fronte. Inaugura il suo blog su Micromega.net e lo chiama Partigiani della Costituzione. Insomma, l'ex procuratore aggiunto di Palermo non si è affatto defilato come qualcuno immaginava: è vero, ha accettato di lavorare per l'Onu in Guatemala, ma dal Guatemala spara bordate come fosse in prima linea. E Dal Guatemala concede anche l'ennesima intervista, questa volta al programma Servizio pubblico di Michele Santoro e Marco Travaglio. «Mi piace - racconta il magistrato sul blog - ricordare quei partigiani che hanno fatto la democrazia nel nostro Paese... e andarono in montagna. Io sto qui, sull'altopiano dove sorge Città del Guatemala». Altro che passo indietro. Semmai Ingroia si spinge ancora avanti, a dispetto delle critiche e delle frecciate che ormai gli piovono addosso da tutte le parti. Manca solo il fazzoletto al collo.
Lui tira dritto per la sua strada. E alza ancora i toni nei confronti della Corte costituzionale che ha dato ragione al presidente Napolitano a proposito delle intercettazioni al capo dello Stato. Afferma Ingroia: «La Consulta non è intervenuta in alcun modo sulla legge, com'era invece necessario. Ha invece soltanto dato ragione, platealmente, al capo dello Stato, per bacchettare altrettanto platealmente la Procura di Palermo. Ma che farà il gip, visto che il vuoto legislativo che già c'era è rimasto?».
Insomma, per Ingroia siamo al punto di prima, in una sorta di estenuante gioco dell'oca. La Corte costituzionale si è schierata con il Quirinale ma non ha risolto il problema che è ancora lì. Come una macigno che ostruisce la strada. Testuale: «Il gip dovrà tornare alla Corte costituzionale sollevando stavolta la questione di legittimità costituzionale perché la Consulta questa volta intervenga con le regole del diritto, e non con una decisione politica. Un vero pasticcio che poteva essere evitato».
Non è finita. Ingroia ricompare la sera sugli schermi di Santoro. Il magistrato parla da Città del Guatemala, su uno sfondo da cartolina. In studio ad ascoltarlo c'è anche l'ex ministro democristiano Calogero Mannino, uno dei presunti protagonisti della trattativa Stato-mafia, il patto scellerato oggetto dell'indagine costruita proprio dal magistrato palermitano. «Lei si sente un eversore?», gli chiede Santoro. «No», è la risposta, «sono un magistrato che ha fatto il proprio dovere».
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