Politica

Passa la linea dei lealisti E parte la raccolta firme

L'ala più vicina al Cav soddisfatta per il ritorno a Forza Italia. In vista dell'8 dicembre pronto un documento per pesare le diverse forze in campo

Passa la linea dei lealisti E parte la raccolta firme

Erano pronti alla lotta, si sono trovati senza avversari nell'ufficio di presidenza del Pdl di ieri pomeriggio, convocato da Silvio Berlusconi. Tutti insieme appassionatamente, ma con il sapore un po' amaro in bocca di una vittoria sì, ma a tavolino. L'appuntamento di via del Plebiscito non è stato rinviato come aveva chiesto Angelino Alfano, il passo in avanti verso l'archiviazione del Pdl e il ritorno di Forza Italia è stato fatto senza esitazione. «Nasce Forza Italia, va avanti il governo», la sintesi di Claudio Scajola al termine del vertice che ha sospeso la vecchia sigla. Non c'è stata però la resa dei conti che molti falchi avrebbero voluto anche perché avrebbe visto gli esponenti del «cerchio magico» del Cav in netto vantaggio numerico. Tutto rinviato all'affollato consiglio nazionale che si svolgerà probabilmente l'8 dicembre; e lì gli alfaniani sono convinti di avere i numeri dalla loro.

Sì a Forza Italia, sì al governo. Ma il primo è un urlo convinto, il secondo un sussurro esitante uscito da un ufficio di presidenza dominato dai lealisti, che hanno risposto in massa alla convocazione del presidente. Primi tra tutti Denis Verdini e il giovane leader del fronte Raffaele Fitto. E poi Mara Carfagna, Mariastella Gelmini, Altero Matteoli, Stefania Prestigiacomo, Gianfranco Rotondi, Claudio Scajola, Giancarlo Galan. Alcuni di loro si erano trovati nelle ore precedenti a casa Prestigiacomo per studiare la risposta da dare allo strattone di Alfano e soci. L'idea è stata di mettere nero su bianco l'azzeramento delle cariche del Pdl e il potere tutto a Berlusconi, e di raccogliere poi adesioni al documento del maggior numero di componenti del consiglio nazionale, che sono 800. In poche ore di firme vere o virtuali ne sarebbero arrivate almeno 300, ma i lealisti contano di arrivare a 600. Solo così la prova muscolare avrebbe l'effetto voluto. Quello di fare capire ai filogovernativi da che parte stanno i numeri.

La sensazione è che la strada è tracciata e indietro non si torna. Lo fa capire qualche ora prima dell'ufficio di presidenza Il Mattinale redatto dall'entourage di Renato Brunetta, che ormai detta la linea. «Oggi si procede. La presidenza del Pdl, convocata da Berlusconi, deciderà le forme e i tempi del decisivo passaggio a Forza Italia», si legge nell'editoriale. E poi: «Gli sciocchi contano le forze di questa o quella presunta corrente rappresentate nella riunione. Costoro sottovalutano - e guai se accadesse tra noi - la potenza carismatica e insieme razionale di Berlusconi, il quale non è un monumento di marmo da riverire e a cui insegnare la giusta postura purché non scenda dal piedistallo, ma il capitale umano più importante che oggi abbia la politica italiana. Non si tratta di rinnegare il Pdl e la storia di alcuni tra questi vent'anni, ma di sospingersi più in là».

Nel giorno in cui gli alfaniani non rompono del tutto ma fanno un passo che li allontana ancora da Berlusconi, i lealisti si stringono intorno al Cav. «Mi fa un po' impressione che Alfano non partecipi al vertice. Di fatto Alfano e i ministri non intendono riconoscere la leadership di Berlusconi», dice da Bolzano Michaela Biancofiore, che poi però manda un messaggio di speranza: «Nel partito vi sono acredini personali che derivano da linee diverse. In un partito serio sulle differenze si discute e così si superano. Spero che questo sia il caso nostro». Ma pochi tra i lealisti sembrano credere ancora all'unità del partito. Tanto che l'altra pasionaria Daniela Santanchè manda un'altra stoccata a chi dentro il morente Pdl sembra pensare più alla tenuta del governo che al partito: «Questo governo è nato con due pilastri. Poi non è che si può stare con chi ragiona come se fosse un monocolore.

Il governo non è una cosa che si acquista a scatola chiusa».

Commenti