RomaCala l'oscurità sull'ambizioso piano Fabbrica Italia e sui 20 miliardi di investimenti promessi dalla Fiat. Sale la preoccupazione tra industriali, operai, politici ed esponenti del governo. Dopo la scintilla accesa da Diego Della Valle con il comunicato al veleno contro «i furbetti cosmopoliti» - ovvero amministratore delegato e azionisti del Lingotto - arrivano le richieste di chiarimento da parte dei ministri.
«È giusto, importante e urgente fare chiarezza al più presto per il mercato e per gli italiani», commenta Corrado Passera. «Vogliamo capire fino in fondo le implicazioni di una serie di annunci che non permettono ancora di comprendere le strategie di Fiat in Italia. Faremo di tutto perché nell'ambito della crescita di Fiat l'Italia abbia un ruolo importante. Non è pensabile che la politica si sostituisca alle scelte imprenditoriali e di investimento ma assicuriamo massima attenzione e impegno». A una domanda su un possibile faccia a faccia, Passera glissa. «Non è questione di telecronaca di incontri. Queste sono cose che spesso non servono e neanche aiutano». In realtà alla Festa del Psi, Passera rende noto di avere avuto un colloquio telefonico con Marchionne, lasciando intendere che nei prossimi giorni potrebbero vedersi. Un incontro chiesto anche dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero: «Vorremmo veramente approfondire con il dottor Marchionne che cosa ha in mente per i suoi piani d'investimento e per l'occupazione in questo Paese». Preoccupazione arriva anche da Raffaele Bonanni che prima scherza: «Passera ha detto una cosa importante, come avrebbe fatto un politico. Perché anche Passera è un politico...». Poi sottolinea i pericoli che potrebbero derivare da questa situazione. «Io ho il problema di centinaia di migliaia di persone nel Centrosud che, se salta la Fiat, sono nei guai. Questi della Fiat non sono santi ma se saltano loro, ci fanno ballare in tutto il Mezzogiorno».
Sul fronte politico Angelino Alfano invita tutti a mobilitarsi. «La questione Fiat è centrale per il Paese e il progetto dell'abbandono di fabbrica Italia è una cattiva notizia per la penisola. Ecco perché dobbiamo fare di tutto perché ciò non si realizzi». Pier Luigi Bersani pizzica Passera. «Vedo qualche ministro che dice non ho il diritto di chiamare un'amministratore delegato. Io ho sempre visto che quando un ministro chiama la gente, la gente deve andarci». Sulla tonalità dell'indignazione si attesta Pier Ferdinando Casini. «La Fiat ha ricevuto molto dalla politica. Ora stanno suonando la ritirata dall'Italia. Questo può essere legittimo, ma moralmente non accettiamo lezioni da chi negli ultimi anni non ha saputo produrre un nuovo modello di auto». Un affondo rispedito al mittente da Gennaro Migliore di Sel.
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