In alcuni paesi come la Cina è diventato un vero e proprio status symbol: pur di aggiudicarsi un oggetto in avorio, i nuovi ricchi sono disposti a pagare oltre 800 dollari al chilo nel mercato illegale. Ma a farne le spese sono migliaia di elefanti, uccisi ogni anno per le loro preziosissime zanne. Da Bangkok, dove si è aperta la conferenza mondiale del Cites, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna in via di estinzione, arriva un'inversione di rotta: la Thailandia, il secondo più grande mercato mondiale non regolamentato dell'avorio, ha annunciato la fine del commercio legale del sempre più richiesto «oro bianco». Un annuncio che in molti definiscono «storico» e sul quale hanno pesato anche le voci di ben un milione e mezzo di persone che, da tutto il mondo, hanno aderito alla petizione lanciata dal Wwf per chiedere la messa al bando del commercio d'avorio. Oggi la Thailandia è il più grande mercato illegale dell'avorio dopo la Cina. Le autorità hanno certificato 67 venditori autorizzati di avorio. Tuttavia, ricerche di mercato hanno trovato avorio, la maggior parte del quale viene acquistato da turisti, in più di 250 negozi. La decisione della Thailandia è dunque un passo avanti fondamentale. Ad accogliere i 170 delegati dei governi di tutto il mondo, alla Cites c'era anche Natalie Glebova, Miss Universo 2005 in versione Wonder Woman circondata da bambini mascherati da tigri ed elefanti, che ha lanciato il messaggio: «Non devi avere i superpoteri per essere un eroe. Ferma il commercio di natura».
Perchè l'annuncio dello stop al commercio di avorio in Thailandia possa però portare frutti concreti, commentano Wwf e Traffic (il network che effettua il monitoraggio di questo commercio illegale di natura), è necessaria una collaborazione mondiale. Da qui una richiesta precisa ai governi riuniti alla conferenza: promuovere finalmente giuste sanzioni per quei Paesi che continuano ad alimentare il commercio illegale di specie selvatiche.
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