Il Pd in conclave nasconde la polvere sotto il tappeto «Un clima da libro Cuore...»

Il Pd in conclave nasconde la polvere sotto il tappeto «Un clima da libro Cuore...»

RomaL’avvertimento di Monti dal lontano Oriente (se non mi fanno fare il mio lavoro posso anche togliere il disturbo, in sintesi) piomba a Roma mentre è in corso la direzione del Pd, alle prese con il lacerante tema del lavoro, e non resta senza conseguenze.
Perché, come spiega Peppe Fioroni, «il premier ci ha fatto sapere che se sull’articolo 18 parte la gara in Parlamento tra chi dice che è troppo e chi che è troppo poco, e intanto la riforma si impantana e lo spread risale e i mercati ci puniscono, Monti non resta lì a farsi rosolare: se ne va». E a quel punto sarebbero guai per tutti, Pd in testa: «Non so chi vince se si va al voto anticipato, ma di certo perde chi dà l’idea di aver staccato lui la spina al Professore».
C’è questa inquietudine sullo sfondo, quando Pier Luigi Bersani prende la parola in mattinata e arringa il parlamentino del suo partito. E infatti la relazione del segretario è «puro napolitaniano», come chiosa Paolo Gentiloni, sembra avere insomma il copyright di un Colle preoccupato che il «suo» governo venga bloccato dai veti e dai capricci dei partiti: bisogna tutti abbassare i toni, sulla riforma del lavoro il Pd avanzerà le sue proposte di correzione ma il giudizio complessivo è buono, e in ogni caso il governo Monti ha e continuerà ad avere il «sostegno univoco e unitario» del suo partito, e «non si vede all’orizzonte alcuna crisi». Un discorso limato e concordato, dicono nel Pd, con il vicesegretario Enrico Letta, capo dei Monti-boys e spesso interlocutore di Napolitano in queste settimane, e che ha miracolosamente ricompattato il vociante Pd che sulla riforma dell’articolo 18 aveva fino a ieri 18 posizione opposte. Voto unanime, e a sinistra non si vedeva forse dai tempi di Togliatti. E scambio di cortesie e salamelecchi talmente eclatante (Veltroni che è d’accordo con Bersani, D’Alema che approva Veltroni e così via) che il medesimo D’Alema, fedele alla sua proverbiale cattiveria da Franti, ironizza: «Sembra il libro Cuore». Altri ex Ds, ancor più maligni, mettono in relazione l’unanimismo di ieri con «il vaso di Pandora di Lusi, nel quale ce ne potrebbe essere per molti», e questo secondo loro spiegherebbe la cautela di tutti gli ex Margherita.
La spiegazione di tanto buonismo è comunque semplice, visto che tra qualche giorno si chiudono le liste e tra un mese si vota per le amministrative. Di articolo 18 si parlerà solo dopo il voto. Bersani, comunque, incassa un rafforzamento indiscutibile, peraltro avallato e benedetto ieri pure da Repubblica, che nel suo sondaggio settimanale lo incorona candidato premier largamente preferito dagli elettori di centrosinistra.

La curiosità però, notata da molti membri della direzione su Twitter, è che dalla platea Pd stavolta, nonostante i toni «napoletaniani» di Bersani, non si è levato alcun applauso all’evocazione del capo dello Stato: un segnale di quanto, dietro le apparenze, da ieri il governo del Presidente sia diventato, per il Pd, solo un «governo amico».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica